Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 13 settembre 2012 alle ore 21:44.

My24

Nessuna patrimoniale, taglio delle aliquote Irpef attraverso i proventi della lotta all'evasione fiscale, poche misure per il welfare da recuperare solo attraverso il taglio della spesa pubblica e non con nuove uscite, netta riduzione del numero dei dipendenti statali con estensione del part time e riduzione del numero dei dirigenti. Il programma di Matteo Renzi comincia a prendere forma. E si colloca decisamente a destra di Pier Luigi Bersani.

Quanto alla vecchia normativa sull'articolo 18 che l'alleato del Pd Nichi Vendola vuole reintrodurre, Renzi non solo sottolinea che «il problema non è l'articolo 18» ma ripropone la vecchia proposta Ichino di flexsecurity: «Tutti assunti a tempo indeterminato (tranne i casi classici di contratto a termine), a tutti una protezione forte dei diritti fondamentali e in particolare contro le discriminazioni, nessuno amovibile; a chi perde il posto per motivi economici od organizzativi un robusto sostegno del reddito e servizi di outplacement per la ricollocazione».

Attacchi giovanilistici alla vecchia classe dirigente a parte, è da questi temi che si intravvede il vero contendere di queste primarie di coalizione per la scelta del premier di centro-sinistra. Renzi ha detto chiaramente di voler puntare ai delusi del centro-destra e le prime uscite del suo programma ne fanno fede, tanto che il segretario del Pdl Angelino Alfano ha buon gioco a dichiarare che «se dovesse perdere le primarie del Pd, Renzi finirà per votare per noi».

Mentre Bersani è sospinto suo malgrado a sinistra nel cerchio chiuso dell'alleanza con Sel. La vicenda dell'articolo 18, con Vendola e Di Pietro uniti nel sostenere il referendum per abolire la riforma Fornero, è esemplificativa dei problemi che il leader del Pd dovrà affrontare se mai dovesse vincere primarie ed elezioni e portare i vendoliani al governo assieme al Pd. Altro che Monti bis... E su questa contraddizione di fondo si inserisce perfettamente Renzi, che oltre a dare una risposta programmatica in continuità con Monti si propone agli occhi degli elettori più giovani e più estranei alla storia della sinistra con la faccia del rinnovamento, anche generazione.

Non è un caso che la scelta di campo di Vendola in favore dei referendum sul lavoro anti-Fornero abbia messo in agitazione tutta una parte del partito - a cominciare dai veltroniani - che ancora non aveva deciso con chi schierarsi alle primarie. «Difficile che a questo punto noi dell'agenda Monti possiamo votare Bersani...», si lascia scappare Stefano Ceccanti. Molti di coloro che hanno firmato il "manifesto dei 15" pro Monti sono in procinto di schierarsi con Renzi. E con Renzi, assicura chi nel partito conosce il territorio, si schiereranno anche molti quadri e militanti provenienti dalla storia popolare e margheritina al di là delle scelte di propri dirigenti di riferimento (tra gli altri Enrico Letta, Paolo Gentiloni, Giuseppe Fioroni e Rosy Bindi, fin qui tutti dalla parte di Bersani).

Le regole per le primarie saranno definite entro metà ottobre, e per Bersani a questo punto si rende necessaria la scelta per il doppio turno. Ma al di là dei tecnicismi per la consultazione del popolo del centro-sinistra, il segretario deve trovare qualcosa di nuovo e di forte per il suo programma. Magari mettendo il dito sulla genericità di alcune delle proposte economiche di Renzi: manca ad esempio la giusta attenzione al capitolo crescita, e i tagli alla spesa pubblica previsti sono tutti da verificare.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi