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Questo articolo è stato pubblicato il 14 settembre 2012 alle ore 12:54.

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Massimo Cacciari (LaPresse)Massimo Cacciari (LaPresse)

«Come diavolo fa Renzi a chiedere il voto del Pdl? Non corre per il Pd? Siamo alle barzellette, alla farsa, alla pochade. Io non sono mai stato un patito delle primarie ma è evidente che occorre un minimo di regole». Parola di Massimo Cacciari che (in una intervista a La Stampa), boccia l'apertura del sindaco di Firenze ai «delusi del Pdl». «Non si può fare quello che fa Renzi - dice l'ex sindaco di Venezia - Siamo un paese in preda ai pazzi».

Per Fabrizio Cicchitto, capogruppo alla Camera del Pdl, le posizioni di Renzi «sono così lontane da quelle della sinistra tradizionale che per recuperare i consensi ha lanciato un messaggio per avere una sorta di soccorso azzurro proprio alle primarie». È una situazione «paradossale» che «deriva anche dall'uso anomalo, all'italiana delle primarie di originario stampo statunitense».

Intanto il sindaco di Firenze, da ieri candidato ufficialmente alla corsa alla leadership del centrosinistra, precisa: «Noi chiediamo la rottamazione, ma contemporaneamente proponiamo un'altra Italia e su questa Italia discuteremo con molta libertà e con molta serenità». E esorta «per una volta» a fare «una giornata senza polemiche» e a parlare «dei contenuti che sono emersi».

Un altro candidato alle primarie, Bruno Tabacci, rivolgendosi direttamente all'avversario Renzi annuncia: «Quando saranno chiare le deleghe delle primarie ritengo doveroso rimettere le deleghe di assessore al Bilancio del Comune di Milano». Un riferimento alle richieste di dimissioni arrivate nei confronti del sindaco di Firenze dopo la sua discesa in campo.

Flavio Tosi, sindaco leghista di Verona (città dalla quale Renzi ha cominciato il suo tour elettorale) vede la battaglia che il collega fiorentino sta conducendo simile alla sua, perché è una battaglia «legata a questioni di fuoco amico come è successo anche in Lega a me e Maroni non molto tempo fa». Ma «non vorrei - sostiene Tosi - che nel Pd truccassero le regole del gioco per fargli perdere le primarie».

Dal Pd, il responsabile economico Stefano Fassina dice di aver visto (ieri a Verona, ndr) «tanti slogan, effetti speciali, fuochi d'artificio ma poche idee». E sottolinea che «per un candidato progressista il bersaglio principale non dovrebbe essere il proprio partito, dovrebbe misurarsi con i danni della destra berlusconiana». Per la vice presidente dell'assemblea dei democratici, Marina Sereni, grazie al Pd si è «aperta una nuova fase in Italia» e, dunque, è «ingeneroso» il giudizio su questo punto espresso ieri dallo sfidante di Bersani.

Con Renzi c'è il sindaco democratico di Reggio Emilia, Graziano Delrio. Che ribadisce come «in questo momento» la sua simpatia sia per il collega fiorentino, ma ritiene che alcuni punti del programma «andrebbero approfonditi».
Mentre al presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, il discorso di ieri di Renzi è sembrato «un po' vacuo. Insomma di quelli soliti che si fanno per piacere un po' a tutti, molto moderato, molto di centro».

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