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Questo articolo è stato pubblicato il 15 settembre 2012 alle ore 16:07.

Se Mediaset comprasse La7 «lascerei». Non ha dubbi Enrico Mentana, che su Twitter commenta l'ipotesi di acquisizione del canale di TiMedia da parte del gruppo di Cologno Monzese. Secondo il giornalista si tratta «solo di un'offerta di disturbo». «Ma quando cambia l'editore è inutile gridare al lupo. Fosse Mediaset lascerei: ne bis in idem».
Anche Gad Lerner dubita «assai che possa avere un seguito la manifestazione d'interesse di Mediaset». «Sarebbe una lesione clamorosa del già scarso pluralismo dell'offerta televisiva generalista in Italia», scrive Lerner sul suo blog, ma «prima ancora, per quel che ne capisco, costituirebbe un'infrazione evidente alla normativa antitrust vigente». Il giornalista invita però ad evitare psicodrammi.
Giancarlo Leone, direttore dell'intrattenimento Rai considera l'ipotesi di interessamento di Mediaset «un diversivo».
Di violazione delle norme antitrust parla anche Vincenzo Vita, senatore Pd in commissione di Vigilanza Rai. Che invita il Governo a rispondere in Aula alle interrogazioni dei democratici sulla vicenda. Sullo stesso tasto batte Paolo Gentiloni. «Non so se Mediaset voglia davvero acquisire Telecom Italia Media e La7. So che non può farlo», sottolinea l'ex ministro delle Comunicazioni. Che cita «i precisi limiti ex ante fissati dalla Comunità Europea e da norme italiane sul numero massimo di multiplex e di programmi», ma c'è anche «l'ovvia constatazione che nessuna autorità antitrust potrebbe mai consentire al gruppo dominante nella tv commerciale di acquisire il suo unico competitore sul fronte sia degli ascolti che della raccolta pubblicitaria».
Anche la Federazione della Stampa chiede l'intervento del Governo e in una nota scrive: «È un problema di pluralismo (cioè di democrazia) ed è un problema di tenuta industriale (cioè di posti di lavoro). Per entrambe le ragioni è vivamente richiesta una manifestazione di interesse al tema da parte dell'Eesecutivo».
Il gruppo di Cologno dovrebbe essere libero di partecipare alla gara per l'acquisizione di TiMedia, vincoli o non vincoli antitrust, secondo Michele Perini, consigliere di amministrazione di Mediaset. Perini non vuole entrare nel merito delle regole antitrust e della legge Gasparri, ma si chiede «come in questo Paese si scrivano le regole. Quale sia l'obiettivo. A volte penso che si varino quasi per impedire che qualcuno possa fare qualcosa e non per favorire la crescita e la vita delle imprese».
Dopo il passaggio al digitale terrestre alcuni ritengono che per il gruppo del Biscione non ci sarebbero più problemi con le regole antitrust, mentri altri considerano invalicabili quei paletti.
Per ora Mediaset si è affacciata alla data room presentando una manifestazione di interesse sia per La7 che per Timb (Telecom Italia Media Broadcasting) e solo il 24 settembre, data ultima per la presentazione delle offerte - comunque non vincolanti - si sapranno le vere intenzioni del gruppo di Cologno Monzese. Tra i pretendenti per gli asset televisivi ci sono, oltre a Mediaset, il gruppo Cairo e Discovery Channel. Ai multiplex invece sarebbero interessati oltre a EiTowers (la società che per Mediaset gestisce i ripetitori), Abertis e alcuni fondi. Clessidra, il fondo di private equity guidato da Claudio Sposito, avrebbe presentato invece una manifestazione di interesse per Ti Media nel suo complesso. Ma il più deciso ad aggiudicarsi la società che gestisce La7 e Mtv sarebbe Discovery, il gruppo internazionale che controlla Discovery Channel, canale presente in 155 Paesi.
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