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Questo articolo è stato pubblicato il 16 settembre 2012 alle ore 16:12.

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Si apre una settimana difficile per la giustizia italiana, che inaugura l'autunno con due scioperi che potrebbero paralizzare l'attività di molti tribunali. Si inizia oggi, lunedì 17 settembre, con l'astensione dalle udienze degli avvocati penalisti che rimarranno fuori da tribunali e aule di giustizia fino a venerdì 21. Cinque giorni di braccia incrociate per per denunciare «l'assenza da parte della politica di una idea liberale della giustizia», su nodi come intercettazioni, detenzione preventiva e terzietà dei giudici. Ai penalisti, giovedì 20 e venerdì 21, si affiancherà anche il resto dei legali che si riconoscono nell'Organismo unitario dell'Avvocatura (Oua): la protesta, in questo caso, è contro la revisione della geografia giudiziaria e la media conciliazione obbligazionaria, senza dimenticare riforma forense e le ultime norme sul processo civile.

Ucpi: «gesto politico» con quattro obiettivi
I cinque giorni di sciopero dei penalisti, spiega il presidente dell'Unione delle Camere penali (Ucpi), Valerio Spigarelli, prevede la presenza in aula dei legali solo per le udienze più urgenti (processi a rischio prescrizione o riguardanti detenuti). Quattro manifesti, che verranno affissi nei tribunali in tutta Italia, riassumono i punti di contrasto con via Arenula e la classe politica, che riguardano la terzietà del giudice, le intercettazioni, le carceri, la professione forense. Consideriamo lo sciopero «un gesto politico», aggiunge Spigarelli, che sollecita un interlocutore in Parlamento per tornare a parlare «di assetto della magistratura, separazione delle carriere, a garanzia di una reale terzietà del giudice, di obbligatorietà dell'azione penale». Ma la priorità è senza dubbio una riforma delle intercettazioni per porre fine agli abusi di questo strumento di indagine, e un intervento sulle carceri e sulla «architettura della custodia cautelare».

Oua: «troppi compromessi sui diritti dei cittadini»
Diversamente dall'Oua, l'Ucpi considera invece la riforma forense un rimedio necessario: «Va approvata rapidamente - conclude il presidente Ucpi - i mali dell'avvocatura sono i numeri esorbitanti, con oltre 230mila avvocati in Italia, e la mancanza di specializzazioni». Un tema, questo, conclude Spigarelli, su cui «non c'è materia di contrattazione con il Governo: non vogliamo allungare i tempi, ora decida il Parlamento». Di tutt'altro avviso l'Oua, che dopo aver proclamato lo sciopero del 20 e 21 settembre agli inizi di agosto, non ha mai smesso di battagliare, in aperta polemica con il Guardasigilli, su quelli che considera inaccettabili compromessi sui diritti dei cittadini,. Parliamo della mediaconciliazione obbligatoria, considerata un «esperimento fallimentare», o la revisione della geografia giudiziaria varata dal Governo e i provvedimenti sul processo civile, e la riforma forense e la media-conciliazione obbligatoria. Molte ragioni, per una astensione che riguarderà ogni tipo di udienza (civile, penale, amministrativa, contabile, tributaria) e tutte le altre attività giudiziarie.

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