Silvio Berlusconi e Matteo Renzi, gemelli diversi. Dieci modi per leggere il vecchio e il nuovo che avanza
17 settembre 2012
5. Amici e nemici
Giorgio Gori
È stato uno dei dirigenti di primo piano di Mediaset per molti anni, direttore di Canale 5 e di Italia 1, persona fidata per Silvio Berlusconi. Fino al 2001 quando ha lasciato il gruppo di Cologno Mozese per fondare Magnolia, di cui ha lasciato tutte le cariche un anno fa. Giorgio Gori, che ha recentemente ha abbandonato anche tutte le responsabilità in Zodiak Media è ora uno dei più stretti collaboratori di Matteo Renzi, per il quale segue immagine e comunicazione. È tesserato del Pd, a Bergamo. Per il sindaco di Firenze ha rotto il riserbo pubblico a cui era abituato e, alla Leopolda di Firenze, un anno fa, ha preso la parola per spiegare le ragioni del suo nuovo impegno. Dal suo computer, scoprì un internauta, sono uscite le cento proposte del big bang renziano. La cosa sollevò qualche polemica.
Roberto Maroni
Lui e Silvio Berlusconi sono stati alleati politici e di governo per molti anni. Fino alla rottura, con l'appoggio del Pdl al Governo Monti. Roberto Maroni ha guidato la fronda contro il cerchio magico bossiano nella Lega e ha rotto con l'ex alleato di sempre. Ora dice: «Mi pare di capire che Berlusconi si candiderà a premier. Se è così e se il Pdl continua a sostenere il governo Monti, anche la Lega avrà un suo candidato premier». Di Renzi invece pensa che sia «un ragazzo di coraggio. Sfidare l'establishment del Pd è un atto di coraggio. Non è facile. Non entro nel merito delle sue proposte che tra l'altro non ho ben capito. Mi è simpatico».
Massimo Cacciari
I suoi giudizi su Berlusconi e Renzi sono particolarmente tranchant. Dell'ex premier disse (parlando a La Zanzara a Radio 24): è «un appestato che fa morire quelli che lo toccano». «La riforma alla francese proposta da Berlusconi e Alfano è solo un tentativo confuso di far parlare un po' di sé, è ridicolo proporre cose del genere a sei mesi dalla campagna elettorale. Ormai nessuno vuole avere contatti con il Cavaliere. Dopo le elezioni è una specie di appestato per quelli del centro, chi lo tocca muore». Di Renzi ha stroncato il cuore del messagio lanciato al via della campagna per le primare: quella apertura agli elettori del centrodestra per battere Bersani è «una farsa». «Come diavolo fa Renzi a chiedere il voto del Pdl? Non corre per il Pd? Siamo alle barzellette».
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