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Questo articolo è stato pubblicato il 17 settembre 2012 alle ore 09:37.

Calano i consumi di benzina, ma per il fisco gli "incassi" sono in aumento. A causa della crisi dell'economia e per gli astronomici prezzi alle pompe, nei primi otto mesi dell'anno c'è stata una contrazione delle vendite di benzina e gasolio per autotrazione del 9,3 per cento.

Un trend negativo dei consumi che ha penalizzato compagnie petrolifere e distributori di carburanti, che in questo arco temporale hanno incassato 20,8 miliardi, con un calo rispetto allo stesso periodo del 2011 dell'1,2%, mentre il fisco ha incrementato il gettito grazie ai fortissimi rincari della tassazione.

Basti pensare che nel periodo gennaio-agosto rispetto allo stesso periodo del 2011 la componente fiscale media sulla benzina è aumentata del 22,45% e quella sul gasolio addirittura del 33,04%. In totale, sempre nello stesso periodo, benzina e gasolio hanno dato all'erario un gettito di 24,5 miliardi, con una crescita rispetto allo stesso periodo del 2011 del 17,4%, cioè di ben 3,6 miliardi.

Questi astronomici incrementi derivano anche da una struttura dell'imposta particolarmente penalizzante. Benzina e gasolio sono gravati da un'imposta di fabbricazione (accisa) e dall'Iva. Tutte le volte che aumenta il prezzo industriale cresce naturalmente il prelievo per l'Iva, come succede per tutti i beni, ma per i carburanti il prelievo Iva cresce anche quando aumenta l'accisa e l'Iva diventa così un'imposta sull'imposta. Non contento di questo meccanismo perverso, il Fisco ha previsto anche la possibilità per le Regioni di applicare delle addizionali all'accisa e ovviamente anche su questa addizionale si applica l'Iva.

Dal confronto con il resto d'Europa (si veda la scheda a lato) emerge che la "colpa" dell'attuale situazione dei prezzi di benzina e gasolio in Italia è essenzialmente del Fisco. L'impatto sulla nostra economia è per molti aspetti devastante. Intanto c'è una grossa spinta all'inflazione in quanto in Italia (ma negli altri Paesi la situazione non è molto diversa) sia le merci che le persone viaggiano in assoluta prevalenza su gomma.

Poi vi è un impatto pesante sulla mobilità che è messo bene in luce dal calo dei consumi di carburante, calo che è assolutamente eccezionale per prodotti di uso corrente per tutti. I consumi di carburanti per autotrazione in Italia sono in calo dalla metà del passato decennio per un complesso di fattori. Innanzitutto vi è stato un maggior ricorso al gasolio che ha una resa maggiore della benzina. Poi sono calate le percorrenze medie per la crescente diffusione della seconda e terza auto. A ciò si aggiunge la concorrenza all'auto dei treni ad alta velocità e dei voli low cost e infine vi sono anche i risultati degli sforzi delle case automobilistiche per ridurre i consumi con l'obiettivo di contenere le emissioni.

Negli anni passati, però, il calo dei consumi di carburante solo nel 2009 ha toccato un picco del 3 per cento. Nel 2012, invece, la contrazione supera il 9 per cento. È un dato che rispecchia fedelmente, non solo la crisi profonda dell'economia reale, ma anche la forte penalizzazione della mobilità dovuta al caro carburanti, penalizzazione che incide sulla vita sociale e introduce anche distorsioni nell'economia che nessuno avrebbe potuto prevedere soltanto qualche tempo fa. Basti pensare che, secondo una recente ricerca di Findomestic, il caro benzina e il caro gasolio rendono più pesante la contrazione delle vendite per i centri commerciali decentrati piuttosto che per i negozi dei centri storici.

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