Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 18 settembre 2012 alle ore 11:41.

My24

La minaccia di una ripresa del terrorismo è come polvere di ferro nell'aria: presente, diffusa e riconoscibile ma per ora sfumata, quasi impalpabile. Se e quando le particelle in sospensione diventeranno un blocco di metallo pesante, ancora nessuno lo sa. Non ci sono segnali specifici, ripetono gli investigatori. Ma l'allerta risale ad almeno un anno fa e ogni giorno le Digos della Polizia di Stato, i Ros dei Carabinieri e gli agenti dell'Aisi (il servizio segreto interno) passano e ripassano fonti, informatori, analisi e tracce di qualunque genere, compreso il territorio più vasto e ricco di nascondigli: il web.

Proprio dagli atti giudiziari appena depositati nell'inchiesta sulla gambizzazione dell'ad di Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi, emerge che perfino i nuclei più sfuggenti e oggi considerati più pericolosi, gli anarco insurrezionalisti, non riescono a fare a meno di comunicare on line.

Il ministro dell'Interno, Anna Maria Cancellieri, ha il quadro aggiornato delle informazioni antiterrorismo trasmesse di continuo dal direttore del Dipartimento Ps, Antonio Manganelli, dal comandante dell'Arma, Leonardo Gallitelli, e dall'Aisi guidata da Arturo Esposito. Con una linea precisa: congiuntura economica e minacce di pubblica sicurezza sono ormai un tutt'uno.

Nel vertice riunito giovedì scorso al Viminale il ministro dell'Interno ha chiesto e discusso con i responsabili dei reparti di sicurezza una dettagliata ricognizione sulle aree di crisi aziendale. Circa 200 casi in Italia, tutte o quasi micce pronte ad accendersi. Alcune per esplosivi ad alto potenziale: come l'Ilva di Taranto, l'Alcoa in Sardegna o la Gesip in Sicilia, senza contare le ultime notizie – significative soprattutto sul piano simbolico per i movimenti eversivi – sulla Fiat.

C'è per ora un equilibrio fragile e instabile che si regge sulla tenuta preziosa dei sindacati confederali nelle aree di lavoro, sull'attesa ancora non del tutto priva di speranze per soluzioni alle crisi, sul rifiuto accertato da parte dei lavoratori di infiltrazioni sediziose. Ma il filo si può spezzare con facilità e anche presto. La scintilla può scoccare in una manifestazione, magari tra un agente stressato e un abile provocatore. La rabbia può degenerare se una vertenza fallisce e si gonfia senza controllo la quota dei disoccupati. L'occasione, il pretesto o il terreno fertile ormai sono ovunque.

L'intelligence di recente ha provato perfino a tracciare un confine oltre il quale la soglia di rischio, già alta, si impenna: quando l'economia tra autunno e inverno sarà peggiorata, come tutti si attendono, saremo entrati nella zona rossa. Ma oggi siamo già molto vicini.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi