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Questo articolo è stato pubblicato il 19 settembre 2012 alle ore 08:33.

Sono stati depositati i ricorsi alla Corte di Strasburgo da parte di un gruppo di bondholder italiani contro la decisione del Governo greco di estendere le condizioni dello swap sui titoli di Stato anche a coloro che non avevano aderito all'offerta di scambio. Il gruppo di risparmiatori italiani, ai quali si sono uniti anche investitori greci, inglesi, austriaci, francesi e sloveni, possedeva titoli di Stato greci per un valore nominale di oltre 40 milioni di euro.
Come spiega uno dei legali che assiste i ricorrenti, Andrea Saccucci, professore di diritto internazionale a Napoli, «per effetto dell'introduzione retroattiva delle cosiddette clausole di azione collettiva a opera di una legge greca del 23 febbraio 2012, i risparmiatori sono stati espropriati dei bond in loro possesso ed hanno ricevuto in cambio nuove obbligazioni per un controvalore nominale pari al 47% di quanto originariamente posseduto, con scadenza fino al 2042 e cedole al 2-4% subendo così una perdita netta tra il 70 e l'80% dell'investimento».
I risparmiatori hanno in tutto 18 miliardi; un miliardo é in mano ai piccoli investitori italiani. Ora si attende la decisione della Corte sull'ammissibilità del ricorso e l'eventuale adozione da parte di Strasburgo di una procedura che, attraverso una sorta di sentenza pilota, può estendere i suoi effetti anche a tutti i risparmiatori che si trovano nella stessa situazione dei ricorrenti.
Una decisione che avrebbe effetti sull'intera operazione di ristrutturazione del debito pubblico realizzata dal Governo greco per soddisfare le condizioni imposte da Unione europea, Banca Centrale europea e Fondo monetario internazionale per l'erogazione del prestito di salvataggio.
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