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Questo articolo è stato pubblicato il 20 settembre 2012 alle ore 11:00.

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Nella foto il sindaco di Roma Gianni AlemannoNella foto il sindaco di Roma Gianni Alemanno

Una «oscura maledizione» pesa sugli organismi politici della regione Lazio, perché «nessun presidente è riuscito a uscirne indenne». L'attuale legislatura, poi «è partita male, senza la lista del Pdl a Roma», e «ha dovuto scontare questo peccato originale della mancanza di qualità complessiva, c'è stato un elemento non di selezione ma di libera scelta». Accosta, senza nominarli, la controversa uscita di scena dell'ex governatore del Lazio, Piero Marrazzo, e i problemi con la giustizia di un altro ex presidente regionale, Francesco Storace, con i guai dei quello attuale, Renata Polverini, l'analisi dello scandalo dei fondi Pdl al consiglio regionale del sindaco di Roma Gianni Alemanno, intervenuto questa mattina alla trasmissione 'Omnibus" (La 7).

La "medicina" delle primarie di centrodestra
Il nodo, spiega, è la qualità degli eletti messa in crisi dal caso Miloni del 2010 (la mancata presentazione delle liste Pdl al Tribunale di Roma con successiva esclusione del partito dalle elezioni regionali causa ritardo del pideillino Alfredo Milioni, "distratto" da una pausa panino). Per Alemanno «da quel momento la situazione in Consiglio è stata molto debole perché sono entrate persone che non dovevano entrare e non ne sono entrate 10-15 che potevano qualificarlo». La soluzione per risollevare le sorti del centrodestra, a livello locale e nazionale, è una selezione più moderna del personale politico: «Oggi, più che mai, è evidente che le primarie e le preferenze sono la medicina e quindi credo che Alfano e Berlusconi non possono dire "no" a questi elementi». Poi mette in guardia da alcune contro indicazioni: «il fatto che persone che prendono tante preferenze si comportino poi come Fiorito, che era un recordman delle preferenze, deve far riflettere sulle preferenze stesse, delle quali rimango comunque convinto».

Pdl, urge «esame di coscienza»
Il sindaco sollecita poi un esame di coscienza «molto forte» del Pdl. Davanti agli occhi ha «le immagini della festa da antichi romani» offerta dal consigliere regionale De Romanis ad inizio mandato «simboliche ma terribili». «Se é vero che quella festa é stata pagata con soldi privati allora resta solo un'immagine di cattivo gusto- ha spiega il primo cittadino della Capitale - ma il Pdl sta pagando un periodo troppo lungo di attesa e di galleggiamento. Dopo la fine del governo Berlusconi doveva rimettersi in movimento, con regole precise, facendo un bagno di partecipazione. L'esperienza, invece, insegna che quando i partiti si addormentano emerge sempre il peggio». Spazio anche alle responsabilità del Consiglio regionale «che ha comunque una larga autonomia rispetto al presidente. Le responsabilità non dipendono dal presidente, anzi spesso i Consigli hanno un forte condizionamento su chi deve governare»

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