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Questo articolo è stato pubblicato il 21 settembre 2012 alle ore 09:44.

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FRANCOFORTE – Un'inflazione del 41% in sette anni non è poco per una banca centrale che ha come mandato esclusivo la stabilità dei prezzi. Alla Banca centrale europea sono lievitati così i costi del nuovo edificio, che sta sorgendo nella zona orientale di Francoforte e che nel 2005, quando è stato progettato, doveva costare 850 milioni di euro. Una cifra che è balzata ora a 1,2 miliardi, in parte per i rincari dei materiali, in parte per i lavori di consolidamento imprevisti alla struttura originaria, i mercati generali della città tedesca, un edficio del 1928 sotto tutela architettonica, ma dalle fondamenta deboli.

Ieri la Bce ha festeggiato la copertura delle due grandi torri che si affiancheranno alla Grossmarkthalle, una da 185 metri e 45 piani, l'altra da 165 metri e 43 piani. Riuniranno dal 2014, data prevista per il completamento, tutto il personale della banca, oggi distribuito su tre edifici diversi nel cuore della city di Francoforte. I governatori delle banche centrali nazionali dei Paesi dell'Unione europea (c'era anche Ignazio Visco, per la Banca d'Italia, con il tricolore) hanno affisso le rispettive bandiere su una struttura che poi, come da tradizione, è stata issata in cima alla torre più alta. Sono passati poco più di due anni dalla posa della prima pietra. La conclusione avverrà con tre anni di ritardo rispetto al piano originale.

Alla cerimonia, un evento molto sentito nel settore delle costruzioni in Germania e che anche ieri si è concluso con grandi mangiate e bevute, hanno partecipato diverse centinaia di lavoratori impegnati nelle opere del nuovo edificio, ma è mancato il presidente della Bce, Mario Draghi, oberato da altri impegni. Buon per lui che nei discorsi di prammatica lo ha difeso a spada tratta il sindaco di Francoforte, Peter Feldmann, il quale ha affermato che «Draghi non è Mefistofele». Una replica indiretta alla citazione di Wolfgang Goethe, il francofortese più famoso, da parte del presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, il quale nei giorni scorsi aveva invocato i progetti falliti di Faust per stampare moneta per contestare il recente piano della Bce in aiuto dei Paesi dell'eurozona in difficoltà.

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