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Questo articolo è stato pubblicato il 22 settembre 2012 alle ore 19:20.

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Dies Iren doveva essere - come da titolo della manifestazione dei 5 Stelle - e attacco frontale a Iren è stato. "Un'azienda sull'orlo del fallimento" la frase più carina rivolta dal palco alla multiutility di Torino, Genova, Reggio Emilia, Parma e Piacenza. "Ha 3 miliardi di fatturato e 3 miliardi di debiti" va giù pesante Beppe Grillo e a ruota seguono gli altri interventi. In realtà al 2011 il fatturato di Iren è di 3,5 miliardi e l'indebitamento a 2,6 miliardi, ma tanto basta per arrotondare.

Il punto nodale è l'inceneritore (da 130 mila tonnellate, per un costo di 192 milioni ) che Iren sta ultimando a 4 km da Parma. Assieme ai rimborsi elettorali il "no all'inceneritore" è il tema clou della politica dei 5 Stelle, che lo valutano un attentato alla salute e una scelta antieconomica (le tariffe saranno di 167 euro a tonnellata). E le stanno tentando tutte per non farlo aprire. Iren deve mandarlo in funzione entro fine anno perché, come ricorda Grillo "lo faranno per prendersi i 40 milioni garantiti dai certificati verdi del Cip 6, che paghiamo nelle nostre bollette".

Il vincolo per ottenere la cifra è, appunto, entrare in funzione entro il 2012. In questi quattro mesi dalla vittoria di maggio i 5 Stelle non sono riusciti a bloccarlo. Ora tentano la carta del contratto in scadenza per la gestione rifiuti, al 3 ottobre, secondo la consulenza di Paolo Rabitti. Vorrebbero subito una nuova gara, ma sarà difficile, lo deve decidere l'Atersir regionale (agenzia d'ambito). Intanto, sull'inceneritore, c'è un'indagine aperta della procura della repubblica di Parma, che aveva chiesto il sequestro dell'impianto per abuso d'ufficio e abuso edilizio, ma il gip ha negato il sequestro.

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