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Questo articolo è stato pubblicato il 22 settembre 2012 alle ore 12:26.

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Colpita a sua volta dal rallentamento dell'economia mondiale, Harley-Davidson ha girato pagine, abbracciando un sistema di produzione flessibile. Fino a poco tempo fa, come scrive oggi il Wsj, lo storico marchio aveva un sistema di produzione da archeologia industriale, poco automatizzato e sparpagliato in 41 fabbricati. Ora i dipendenti sono solo mille (ovvero la metà di quelli di tre anni fa), cento dei quali "a chiamata" (i cosiddetti casual employees). Il grosso del lavoro lo fanno i robot. In questo modo Harley può rapidamente aumentare o tagliare la produzione, a seconda della domanda di mercato.

«È un mutamento epocale», spiega Ed Magee, l'ex ufficiale dei marine a capo dei uno dei tre grandi impianti Harley statunitensi, quello di York. Un mutamento che dà i suoi frutti: secondo Craig Kennison, analista di Robert W. Baird & Co., la Casa motociclistica americana nel 2012 aumenterà gli utili del 16% (contro il 12,5% del 2009). Anche perché Harley non ha più bisogno dei picchi di produzione del passato per aumentare i profitti.

La direzione, insomma, è soprattutto quella del taglio di costi e della flessibilità: una strada che Harley ha imboccato dal 2009, con l'arrivo del nuovo ceo Keith Wandall. Il quale ha cambiato un po' tutto. A partire dalle classificazioni di lavoro, passate da 62 a 5, il che significa che i dipendenti devono acquisire competenze professionali ampie e possono essere spostati dove serve. Quanto al contratto di lavoro, è passato da 136 a 58 pagine.

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