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Questo articolo è stato pubblicato il 22 settembre 2012 alle ore 19:08.

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«Il presidente naturalmente segue il caso e si riserva di acquisire tutti gli elementi utili di valutazione». Lo scrive Pasquale Cascella, portavoce del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, su Twitter rispondendo al deputato Pd Mario Adinolfi che aveva chiesto un intervento del Capo dello Stato sulla vicenda Sallusti.

Alessandro Sallusti, attualmente direttore de "Il Giornale", rischia di finire in carcere mercoledì 26 settembre quando la Corte di Cassazione dovrà pronunciarsi sulla condanna a 5mila euro di ammenda in primo grado e a 14 mesi di reclusione in secondo grado per diffamazione a mezzo stampa. I fatti risalgono al 2007 quando Sallusti era direttore di "Libero". L'articolo sotto accusa fu pubblicato con uno pseudonimo, Dreyfus, ma i giudici hanno ritenuto responsabile il direttore e gliene hanno attribuito la paternità.

Ieri Sallusti, ai microfoni del TgLa7 diretto da Enrico Mentana, ha sollecitato un intervento delle alte cariche dello Stato sulla vicenda che lo coinvolge. «Ho paura di vivere in un paese dove ci si permette di arrestare le idee, di metterle in carcere. Ci sono due fatti che mi insospettiscono: il primo è che queste idee sono di una parte di opinione, il secondo è che la querela è stata fatta da un magistrato ed è stata giudicata in modo così severa da un altro magistrato. E poi c'è una considerazione finale: mi preoccupa il silenzio delle alte cariche dello Stato e del governo che presumo, per motivi di antipatia personale o ideologici, non hanno detto nulla su questa vicenda. Sono sempre molto bravi e molto pronti a enunciare dei principi nei convegni - ha concluso Sallusti - ma quando devono far sentire la loro voce a difesa di tutti i cittadini, a prescindere dal loro pensiero, spesso battono in ritirata».

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