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Questo articolo è stato pubblicato il 22 settembre 2012 alle ore 08:14.

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ROMA
Resta, convinta dal plebiscito sulla sua spending review. Renata Polverini chiude il caso dimissioni e non lascia la presidenza del Lazio. Dopo aver incassato ieri dall'aula della Pisana il voto all'unanimità sulla prima fase del pacchetto di tagli ai costi della politica. Un passaggio decisivo per decidere di non lasciare. «Oggi – ha detto la govenatrice nel suo intervento in assemblea dove è arrivata a dibattito già iniziato – abbiamo centrato l'obiettivo, ciò che avevo chiesto: abbiamo dimezzato le commissioni, abolito quelle speciali, azzerato i trasferimenti al Consiglio regionale. Ora metteremo in campo un regolamento serio». Un'operazione che consentirà già da quest'anno 20 milioni di risparmi.
Poi si rivolge direttamente all'aula: «Se voi ve la sentite, io me la sento di andare avanti». Parole che sembrano segnare una tregua almeno apparente nello scontro durissimo di questi giorni interno al Pdl in Regione aperto dal caso e dalle dichiarazioni dell'ex capogruppo Fiorito (che ieri si è detto pronto «a restituire i soldi», circa 400mila euro) indagato per peculato e dalla gestione disinvolta dei fondi del partito. E che ha richiesto la mobilitazione dello stato maggiore del Pdl, Berlusconi in testa. Vicenda da cui Polverni prende nuovamente le distanze.
«Dobbiamo far capire – sottolinea Polverini – che non tutti abbiamo sbagliato. Ci auguriamo che la magistratura faccia il suo corso. Qualcuno però non ha sbagliato. Ha utilizzato i fondi, che erano troppi, ma per l'attività politica di collegamento del Consiglio al territorio». E una volta uscita dall'aula nega ancora una volta di essere a conoscenza di quel «sistema» di spartizione dei fondi interno ai gruppi denunciato da Fiorito. L'ex capogruppo che si era autosospeso dopo l'apertura dell'inchiesta ieri è tornato a opporsi alla sua uscita dal partito. «Alfano – ha detto – non mi può cacciare. Forse ci sono altri soggetti del Pdl che hanno pendenze più grandi delle mie e non mi sembra siano stati cacciati dal partito». La questione dimissioni sembra dunque rientrata dopo il voto unanime, anche se l'opposizione ha già presentato una mozione di sfiducia da votare nelle prossime settimane. Ma certo non è stata l'unica contropartita. Determinanti sono state anche le dimissioni alla vigilia del capogruppo Pdl Francesco Battistoni, su cui c'è stato il pressing dei vertici del Popolo della libertà. Al suo posto ieri è andata Chiara Colosimo, la più giovane dei consiglieri Pdl, eletta nel listino di Polverini e della corrente An guidata dal parlamentare Fabio Rampelli. E lunedì la conferenza dei capigruppo di riunirà per definire la composizione delle nuove commissioni che con il voto di oggi sono passate da 8 a 16.
Scongiurata l'ipotesi di un ritorno al voto nel Lazio il Pdl incassa il risultato e fa arrivare subito il suo sostegno alla presidente. «Il via libera al piano dei tagli ai costi della politica annunciato da Renata Polverini – sottolinea Maurizio Gasparri, presidente del gurppo Pdl in Senato – è un segnale importante di riscossa. Nei giorni scorsi avevano auspicato che dalla Regione arrivasse un colpo d'ala, ed oggi è giunto». Mentre Alfano, impegnato in questi giorni a preparare l'incontro di martedì prossimo con i capigruppo delle regioni, fa arrivare il suo messaggio su Twitter: «Passa all'unanimità il piano di tagli. Avanti così». Più tiepida invece la reazione dell'Udc. «C'è poco da esaltarsi – avverte il segretario Lorenzo Cesa – ma quello che è stato fatto dalla presidente e dal consiglio è un primo passo apprezzabile». Mentre il Pd resta fermo e chiede il ritorno alle urne. «L'unica strada – dice il segretario del Lazio, Enrico Gasbarra – era ed è il voto. Le responsabilità della coalizione che governa la Regione da tre anni sono chiare ed evidenti».
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