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Questo articolo è stato pubblicato il 26 settembre 2012 alle ore 14:13.

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L'aveva ribadito soltanto pochi giorni fa in Messico, a margine di una cena di beneficienza organizzata dal miliardario Carlos Slim. L'ha confermato meno di 24 ore fa a Carletto Mazzone, suo amico di vecchia data, che al sussidiario.net ha confidato di essere convinto che presto le cose cambieranno. Pep Guardiola, l'ex allenatore del Barca dei miracoli, il tecnico più ambito dalle società di vertice di tutto il mondo, non tornerà al timone di una squadra nella stagione in corso. Rimarrà a New York per conoscere meglio la città che ama e per far studiare inglese ai tre figli che certo non potrebbero lasciare la scuola prima della fine dell'anno scolastico, vale a dire a fine giugno. Insomma, niente da fare, chi pensava di ricorrere all'opzione Pep per sistemare i guai incontrati durante il percorso dovrà mettersi l'anima in pace: Guardiola ha scelto di staccare la spina e non ha alcuna intenzione di riattivare il contatto. Non per il momento, almeno.

Manchester United, Chelsea, Bayern Monaco, Arsenal, Manchester City, Nazionale spagnola e del Qatar. Ma pure, tanto per gradire, Milan e Inter. Guardiola è l'oggetto del desiderio delle più grandi d'Europa e non solo. Sì, perché il talento e il palmares si pagano e mica poco. Per averlo sono necessari una decina di milioni di euro a stagione, altrimenti nemmeno vale la pena di alzare il telefono e girare la proposta a chi di dovere. Senza contare il budget che tecnici del suo livello pretendono di avere a disposizione per allestire una squadra stellare. Un po' come Mourinho, Mancini, Capello, Ancellotti, giusto per fare qualche nome. Prendi Guardiola e stacchi un assegno in bianco. È il rischio che si corre per avere alle dipendenze il mister che ha rivoluzionato le logiche del calcio internazionale. Il tic e toc del Barcellona porta la sua firma. E altrove le imitazioni non hanno prodotto grandi risultati.

Vero, direte voi. Tra le fila dei blaugrana ci sono un certo Messi e una compagnia di fenomeni che farebbero la fortuna di qualsiasi squadra al mondo. Consegna il pallone a loro e dormi sereno, prima o poi qualcosa accadrà. Epperò, nello sport contano i titoli, i traguardi conquistati e quelli glorificati, consegnati alla storia con una facilità disarmante. Ecco, il Barca di Guardiola rappresentava la sintesi e la sintassi di un dominio internazionale pressoché assoluto. Giocava bene, meglio, benissimo e vinceva tanto, anzi, tantissimo.
Poi, l'esilio. Perché rimanere in alto per troppo tempo può creare problemi di equilibrio. Guardiola a New York, biglietto di sola andata, per riprendere a respirare e per non essere costretto a ripetersi.
Che Moratti l'abbia corteggiato per mesi, non è un mistero. Prima di inaugurare la stagione Stramaccioni, ma anche in precedenza, quando nel dopo Mourinho si cercava di mettere ordine a un progetto che di fatto non esisteva più, il presidente dell'Inter ha fatto del suo meglio per convincere Pep a prendere casa a Milano. Avesse fallito anche lui, beh, allora era proprio vero che bisognava ricominciare daccapo. Tuttavia, Guardiola ha preferito rimanere a Barcellona fino al rompete le righe. Niente più calcio per almeno un anno, poi si vedrà.

Ma visto come vanno le cose dalle parti dei Navigli, non è da escludere che Moratti sia tornato alla carica. Quanto meno per confermare l'interesse e per rinnovare stima e amicizia. Mazzone è pronto a scommetterci: "Torna ad allenare e va a Milano", la sua idea. Magari portandosi in panchina come vice un certo Roberto Baggio, ex compagno di squadra ai tempi dell'avventura con la maglia del Brescia e altro pezzo da novanta del calcio internazionale. Ticket Guardiola-Baggio, quasi da spendere alle prossime elezioni.

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