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Questo articolo è stato pubblicato il 28 settembre 2012 alle ore 16:10.

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Un nuovo fascicolo in Procura e un pool, appositamente costituito, di cinque militari della Guardia di Finanza guidati da due magistrati: Morena Plazzi e Antonella Scandellari: così anche la Regione Emilia Romagna entra nell'occhio del ciclone dell'inchiesta sui costi della politica. "Sarà un'inchiesta ad ampio raggio - ha confermato poco fa il procuratore capo, Roberto Alfonso – vediamo quello che viene fuori". Al momento sul fascicolo non è ancora scritta nessuna ipotesi di reato, e fino ad ora non sono state fatte acquisizioni di nuovi documenti da parte della GdF che nelle scorse settimane era già entrata in Regione per chiedere materiale relativo a un'altra inchiesta riguardante le interviste che i consiglieri facevano a pagamento (con soldi dei rispettivi gruppi) in alcune emittenti locali dell'Emilia Romagna.

Il primo a sollecitare la produzione delle fatture di queste interviste, con una circolare apposita, è stato un paio di giorni fa il presidente del Consiglio Regionale, Matteo Richetti (quota Pd, ma della sponda renziana) che questa mattina, commentando la richiesta dei presidenti delle Regioni, guidati da Errani, a Napolitano, Monti e Catricalà circa i tagli dei costi ha dichiarato: "Salire al Quirinale non era necessario: i presidenti delle Regioni possono agire autonomamente sul fronte del taglio dei costi. Sono rimasto molto colpito che siano dovuti ricorrere a questo fatto per fare ciò che è nell'autonomia delle Regioni: cambiare il loro funzionamento. L'autonomia non può andare a targhe alterne: se la si rivendica, la si esercita".

In attesa dei tagli si iniziano a fare i conti sulla macchina dell'amministrazione dell'Emilia Romagna. Se si pensa che per la sola Giunta lavorano 188 persone, la stragrande maggioranza delle quali si mette in tasca annualmente tra i 50 e i 55mila euro (ma alcuni anche il doppio), ci si domanda se davvero tutti i profili (dai portaborse alle segretarie ai portavoce) siano necessari.

Intanto, in linea con la spending review anche in viale Aldo Moro hanno iniziato a sforbiciare: primo taglio i buoni pasto per i dipendenti che da 15 euro sono passati a 7. Decisione che ha provocato l'immancabile levata di scudi delle USB che non si è placata neanche con la rassicurazione dell'assessore al personale che ha garantito che si cercheranno soluzioni alternative. Ora, per la cronaca, un caffè alla bouvette (il bar all'interno della Regione) costa 80 centesimi: 20 in meno, se non 30, rispetto a qualunque altro bar dell'Emilia Romagna, la stessa percentuale di risparmi è praticata su panini e insalate.

Ma questo per la cronaca. Infine, sempre in tema di spending review e trasparenza la conferenza dei capigruppo, guidata dal presidente Richetti, ha annunciato che a partire dal primo gennaio 2013 verranno ridotti del 30%i finanziamenti ai gruppi consiliari, le cosiddette spese di rappresentanza (per le quali è finito nell'occhio del ciclone l'ex consigliere dell'IdV Paolo Nanni indagato per peculato dalla Procura) verranno pagate direttamente dagli interessati e con denaro proprio. Tutto il resto, scontrini e pezze d'appoggio strettamente legate all'attività istituzionale, finirà scansionato direttamente on line.

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