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Questo articolo è stato pubblicato il 28 settembre 2012 alle ore 06:46.

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ROMA
Il Presidente della Repubblica sollecita il Parlamento ad approvare al più presto il ddl del governo sulle misure alternative alla detenzione, all'esame della commissione Giustizia della Camera, perché, spiega, è necessario incidere sulle «cause strutturali» della «degenerazione dello stato delle carceri in Italia». Una degenerazione che «non fa onore al nostro Paese, ma anzi ne ferisce la credibilità internazionale e il rapporto con le istituzioni europee».
Giorgio Napolitano mette nero su bianco questo suo nuovo appello alle Camere dopo aver incontrato il professor Andrea Pugiotto e altri giuristi firmatari di una lettera aperta indirizzata al Quirinale sui temi della situazione carceraria. Quanto all'amnistia e all'indulto, il Capo dello Stato ribadisce che lo «speciale ricorso a misure di clemenza» spetta al Parlamento, o al prossimo (visto che la legislatura è agli sgoccioli) e lo invita (questo o il prossimo) a riflettere sui «rilevanti ostacoli» che l'attuale formulazione dell'articolo 79 della Costituzione oppone al varo di queste misure, vale a dire la necessità di una maggioranza amplissima (i 2/3 dei componenti delle Camere). Parole «estremamente realistiche», dice il ministro della Giustizia Paola Severino, ricordando appunto che per adottare un provvedimento di clemenza è necessaria «un'intesa politica di larga maggioranza» finora mai raggiunta e difficile da immaginare adesso, nella tempesta di scandali che sta scuotendo il paese e con l'anticorruzione ancora da approvare. Piena condivisione, ovviamente, anche sulle misure alternative al carcere (cavallo di battaglia del ministro) come «soluzione strutturale sia al problema del sovraffollamento sia a quello della rieducazione del condannato»: il guardasigilli si unisce quindi a Napolitano nell'invito al Parlamento ad «accelerare l'iter» del ddl del governo su depenalizzazione, messa alla prova, detenzione domiciliare.
Salita al Colle per discutere con il Capo dello Stato del caso Sallusti, Severino ha anche fatto il punto della situazione sul carcere, illustrando a Napolitano la ricerca avviata in collaborazione con Il Sole 24 Ore, l'Einaudi Institute for Economics Group (Eief), il Crime Research Economic Group (Creg) per verificare l'incidenza sulla recidiva delle misure alternative alla detenzione e del lavoro in carcere (si veda Il Sole-24 ore di ieri). Un'iniziativa apprezzata dal Capo dello Stato perché si inserisce nel solco dei suoi richiami - l'ultimo dei quali nel luglio scorso - e riflette «lo sforzo intenso del governo, nel rapporto con le forze politiche che lo sostengono, per intervenire in materia con molteplici proposte e interventi».
Grazie a questo sforzo, dice Napolitano, «sono già state affrontate - con risultati - scottanti esigenze di riduzione della popolazione carceraria e di creazione di condizioni più civili per quanti scontano sanzioni detentive senza potersi riconoscere nella funzione rieducativa della pena». Ma bisogna «incidere anche e soprattutto sulle cause strutturali della degenerazione carceraria» aggiunge il presidente, che perciò auspica la «sollecita approvazione in Parlamento» delle proposte che vanno in questa direzione. «A cominciare - sottolinea - da quelle per l'introduzione di pene alternative alla prigione». E quindi del ddl del governo sulla depenalizzazione, sulla messa alla prova e sull'introduzione della detenzione domiciliare, ancora in commissione. Ma anche del ddl di iniziativa parlamentare sul "reato tenue", approvato all'unanimità in commissione Giustizia ma scomparso dal caldendario dell'aula della Camera.
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