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Questo articolo è stato pubblicato il 29 settembre 2012 alle ore 08:16.

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NAPOLI
C'è di tutto di più nella lettera, sequestrata nel pc dell'imprenditore Carmelo Pintabona, scritta da Valter Lavitola all'allora premier Silvio Berlusconi. Uno dei passaggi più controversi riguarda alcuni presunti rimborsi spese da 500mila euro che Berlusconi avrebbe consegnato a Lavitola per recuperare le carte della casa di Montecarlo finita da Alleanza nazionale al cognato di Gianfranco Fini.
Duro il commento del presidente della Camera: «Il signor Berlusconi – ha detto Fini durante una trasmissione televisiva – è un corruttore». Parole che hanno innescato l'annuncio da parte di Paolo Bonaiuti, portavoce di Silvio Berlusconi, di azioni giudiziarie contro l'ex alleato. «Ne sono lieto. Ci vedremo in tribunale» ha detto ancora Fini.
La missiva di Lavitola è finita agli atti del processo per estorsione al Cavaliere in cui l'ex direttore dell'Avanti!, si presenta come sedicente regista della caduta del Governo Prodi. E non solo, a suo dire, per l'acquisto di Sergio De Gregorio (passato dall'Italia dei valori a Fi), ma per aver «aver tenuto fuori dalla votazione cruciale Pallaro, fatto pervenire a Mastella le notizie dalla procura di Santa Maria Capua Vetere da dove erano arrivate le pressioni per il vergognoso arresto della moglie» e per «aver lavorato Dini» assieme «a Ferruccio Saro e al povero Comincioli».
Nella lettera, Lavitola si lamenta con Berlusconi delle tante promesse andate in fumo: dall'ingresso nel Governo all'elezione all'Europarlamento, a uno scranno nel cda Rai; oltre all'impegno di «collocare la Ioannuci nel cda dell'Eni e di nominare Pozzessere almeno direttore generale di Finmeccanica». Il documento (pieno di errori di grammatica e refusi) contiene anche il tentativo di Lavitola di far ottenere soldi e contratti alla moglie («3/4mila euro al mese»), alla sorella («2/3mila euro»), all'ex autista, a due ragionieri e a un giornalista dell'Avanti!, rimasto senza lavoro dopo le indagini della guardia di finanza. Un passaggio è dedicato anche a Enrico La Monica, il maresciallo del Ros indagato nell'inchiesta "P4" insieme ad Alfonso Papa e Luigi Bisignani, per il quale Lavitola chiede un soccorso. «Era la fonte che ha quantomeno ha contribuito a salvare Bertolaso (glielo puo chiedere), ci ha coperti nell'indagine sull'acquisto dei Senatori, ha datto (sic) una mano sul serio nelle indagini su Saccà (con le intercettazioni) e Cosentino, ed ha elliminato alcune foto che La vedevano ritrato assieme a Bassolino e ad alcuni mandanti della Camorra per la vicenda dei rifiuti (sono certo che lei non sapesse chi fossero).... Io lo mantengo da un anno in Senegal».
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