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Questo articolo è stato pubblicato il 29 settembre 2012 alle ore 08:12.

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Meglio programmare o gestire? Le Regioni italiane non sono state sfiorate neppure dal dubbio: meglio gestire. Sei una Regione? Allora hai diritto a un governatore-monarca e a un apparato politico-burocratico-societario anche se governi il microscopico Molise (319mila abitanti).
Di politica e burocrazia tutti sono stufi. Ma delle 400 e passa società controllate dalle Regioni che drenano una parte rilevantissima dei loro bilanci pare non interessarsi nessuno.
Eppure il malloppo si nasconde lì. Cos'è una società controllata? Una Spa regolata dalle norme del codice civile alla guida della quale il governatore mette un uomo (e un Cda) di sua fiducia. I relatori del Pd che hanno riformato il Titolo V della Costituzione, la madre pasticciona del federalismo italico, a insaputa dei più coltivavano un innamoramento per il motto dei protoliberisti francesi: laissez faire e laissez passer.
Con una contraddizione che solo la civiltà giuridico-filosofico nostrana poteva partorire. Recita quasi mazzinianamente il principio della sussidiarietà, di cui deputati e senatori si riempiono la bocca: alle Regione il pensiero (le regole), ai Comuni l'azione. Ma se poi un governatore avesse voglia di gestire un pochino, solo per svagarsi un po', o di piazzare i suoi tanti amici nei Cda per dimostrare che è anche un grande manager? Ai sovrani ascesi al potere per investitura popolare, si sa, nulla va negato.
Renzo Tondo, il grande capo della Regione Friuli-Venezia Giulia (1,2 milioni di abitanti) si gingilla tra 118 società partecipate, molte delle quali duplicano – nel dubbio, sempre meglio abbondare – compiti e funzioni di società esistenti. A governare questo apparato elefantiaco c'è una holding, Friulia, che in ossequio al principio di sussidiarietà si occupa di tutto: dal software ai 53 impianti di risalita. La montagna deve stare particolarmente a cuore ai governatori friulani. Promotur nel 2011 ha fatto 3 milioni di perdite e le sue partecipazioni sono state svalutate di 10 milioni. Quisquilie, tanto a ripianare ci pensa il munifico monarca Tondo.
Non che friulani e giuliani soffrano di solitudine.
Le partecipate della fulgida provincia autonoma di Trento hanno il vizietto, come ha scoperto la consigliera leghista di opposizione, Franca Penasa, di «affidare appalti senza gara a società dietro le quali si nascondono fiduciarie straniere con soci occulti». Operazioni che dire torbide è poco.
Se i trentini giocano con le scatole cinesi, figuriamoci gli altri. I lombardi, innovatori per natura, hanno affidato a Finlombarda la tesoreria che sgancia una quota rilevante dei 5 miliardi versati ogni anno ai fornitori di dispositivi medici (aziende farmaceutiche e di apparecchiature sanitarie). Direttore generale un fedelissimo del governatore Formigoni, che presiede personalmente il consiglio di sorveglianza. La società funziona, eccome. Pagamenti entro cento giorni, tempi record per la pubblica amministrazione. Solo che il rito ambrosiano, forse per discrezione, si è blindato in un silenzio impenetrabile che farebbe invidia agli gnomi di Basilea. Della tesoreria non c'è traccia nel sito istituzionale di Finlombarda. Eppure sono soldi pubblici, quattrini che obbligherebbero a una rendicontazione minuziosa.
«È un'attività di back office», dicono laconicamente gli esperti del Cergas, l'osservatorio della Bocconi sulle aziende sanitarie. Questa è da brevettare. Anteponendo il black al back.
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I NUMERI

118
Le partecipate del Friuli
Al vertice c'è una holding, Friulia, che si occupa di tutto, dai software agli impianti di risalita
3 milioni
Le perdite 2011 di Promotur
La società della Regione Friuli ha registrato una svalutazione delle sue partecipazioni per 10 milioni
5 miliardi
Ai fornitori
La somma elargita ai fornitori di dispositivi medici in Lombardia, in massima parte gestita da Finlombarda

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