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Questo articolo è stato pubblicato il 29 settembre 2012 alle ore 08:11.

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TORINO
Un'inchiesta conoscitiva avviata dalla Procura di Torino, in risposta ad una serie di notizie di stampa relative a rimborsi elargiti a un consigliere regionale per "pagarsi le vacanze". E ieri la Guardia di finanza per tutto il giorno ha prelevato documentazione relativa alle spese dei gruppi consiliari dal 2008 a oggi. Stesso schema a Bologna, dove la Procura ha aperto un'inchiesta sempre sulle spese dei gruppi della Regione, che si affianca ad altre indagini sui costi della politica avviate dalla scorsa primavera. È la cronaca di una giornata che ha visto, ieri, spostare sul piano giudiziario il dibattito sui costi della politica a livello locale. Il Governo intanto è molto preoccupato per l'allargarsi a macchia d'olio delle inchieste, tanto che il primo dossier che il premier Mario Monti ha aperto al suo rientro dagli Stati Uniti conteneva il documento dei governatori sui tagli ai Consigli regionali. Crescono i dubbi sulla possibilità di presentare un decreto mentre appare più probabile il ricorso al Ddl costituzionale sul pareggio di bilancio o la legge di stabilità.
A Torino Guardia di finanza e Procura mantengono il massimo riserbo mentre a Bologna ieri il procuratore capo Roberto Alfonso ha spiegato di aver costituito in procura un pool investigativo formato da cinque uomini della Guardia di finanza e due pm. Le due inchieste, quella di Bologna e quella di Torino, al momento sono conoscitive, non sono emerse ipotesi di reato né indagati ma gli accertamenti sono in corso e puntano a fare chiarezza sui meccanismi dei rimborsi delle spese sostenute dai consiglieri durante l'attività istituzionale. «L'inchiesta è ad ampio raggio, vediamo quello che viene fuori» ha dichiarato Alfonso.
Piemonte
Punto di partenza dell'inchiesta di Torino è un'intervista rilasciata dall'ex consigliere Roberto Rosso a Telelombardia a proposito di un «amico consigliere regionale» che si era fatto rimborsare la settimana di vacanza a Sestriere grazie al sistema dell'autocertificazione, per un totale di 5mila euro. Rosso ha poi inviato al Consiglio regionale una lettera di scuse per ridimensionare la vicenda ma l'arrivo ieri della Guardia di finanza in Regione ha scatenato un caso nazionale. «Ben venga questa indagine conoscitiva, non c'è nulla da nascondere» ha commentato il presidente della Regione Roberto Cota. «Come presidente della Regione – ha aggiunto – posso rivendicare che concretamente dall'inizio di questa legislatura ho varato una serie di provvedimenti per ridurre i costi della politica, dunque in tempi non sospetti». Il presidente del Consiglio regionale, Valerio Cattaneo, snocciola i dati: «Abbiamo ridotto di 16 milioni le spese del Consiglio che si attestavano sugli 81 milioni nel 2010 e prevediamo possano scendere a 60 quest'anno». Intanto, gli uffici hanno fatto alcune verifiche e nell'attuale legislatura, riferisce Cattaneo; «non ci sono rimborsi relativi ad attività come quelle descritte da Rosso, che abbiamo invitato comunque a fare i nomi della persona coinvolta».
Ieri mattina sul sito della Regione campeggiava il file con l'elenco delle spese rimborsate con autocertificazione: tra giunta e consiglio, un totale di oltre 522mila euro per il 2011, con alcuni casi – come ad esempio quello del consigliere Boniperti – con richieste di rimborsi per oltre 3mila euro al mese. Che si sommano all'indennità di funzione (da un minimo di 2.700 euro per il consigliere "semplice"), al rimborso a forfait – altri 2.400 euro – e alle indennità di presenza. Ora è tempo di correre ai ripari: martedì arriverà in aula la proposta di legge che abolisce il meccanismo dell'autocertificazione – grazie al quale un consigliere, pur non partecipando all'attività del consiglio o delle commissioni, può autocertificare di aver svolto attività istituzionali – e taglia i viaggi.
Emilia Romagna
In Emilia Romagna la nuova maxi-inchiesta rappresenta un ampliamento di quella avviata dalla Procura sulle spese del gruppo Idv nel mandato 2005-2010 – con l'ex consigliere Paolo Nanni indagato per peculato – e si aggiunge a quella relativa a presunte interviste a pagamento realizzate da alcuni consiglieri regionali.
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LE INDAGINI SUI FONDI AI GRUPPI
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«Associazione per delinquere»
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Ai consiglieri campani nel 2012
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