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Questo articolo è stato pubblicato il 30 settembre 2012 alle ore 20:20.
L'ultima modifica è del 30 settembre 2012 alle ore 17:39.

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Monti-bis, fattore di chiarezza
Il dato positivo è che il solo parlare di un'ipotesi di Monti-bis all'inizio della prossima legislatura rappresenta un elemento di chiarezza. Di più: è una spinta alla concretezza di un dibattito che altrimenti sarebbe fatto solo di scandali e di polemiche intorno agli sprechi (o alle malversazioni) a livello regionale. Viceversa, misurarsi sull'idea di un nuovo esecutivo guidato da Monti obbliga i partiti – i favorevoli come i contrari – a fare i conti con la realtà. Perchè discutere di Monti significa discutere anche di Europa, di relazioni con le grandi cancellerie europee; vuol dire porsi il problema delle riforme (non solo in forma retorica e mediatica) e capire veramente quale sia il "che fare" nei prossimi mesi. Anche e soprattutto per ridare slancio all'economia e in prospettiva ridurre il carico fiscale.

Pro e contro: a favore di Monti
S'intravedono già i due schieramenti. A favore di Monti già oggi ci sono le forze del centro. Il partito di Casini, naturalmente, ma nella sua versione allargata: Fini, i partecipanti al recente convegno di Chianciano, imprenditori e professionisti, pezzi del mondo cattolico alcuni dei quali già presenti nell'attuale governo "tecnico". È una forza che ruota intorno al 9-10 per cento dei sondaggi, ma che può crescere. Soprattutto ora che l'enigma Montezemolo si è finalmente chiarito. Con poca sorpresa di quanti avevano già previsto da tempo l'epilogo. Il presidente della Ferrari non si candiderà in prima persona, ma userà la sua influenza e il peso della sua Fondazione per sostenere l'ipotesi Monti. In questo modo la rete si allarga e comincia a prendere la fisionomia di una novità politica. Non è solo l'Udc, il partito di Casini, a sostenere il Monti-bis. Per la prima volta la prospettiva di una grande lista civica nazionale che spezzi le barriere partitiche acquista una parvenza di verosimiglianza. Non solo un'operazione di palazzo o di semplice cosmesi, bensì uno sforzo per uscire dai vecchi confini e cominciare a parlare a quella larga fetta di opinione pubblica (il 40 e più per cento) che vede in Monti la persona giusta per il domani. Tuttavia, è bene dirlo, la lista civica richiede molta fatica e molto lavoro per essere credibile. Non bastano un convegno e un paio di interviste. Occorrerà darsi parecchio da fare per essere credibili, imparando a mettere in campo qualche faccia nuova. Per ora i sostenitori di Monti sono al punto di partenza.

Pro e contro: la diffidenza del Pd
Chi sono i diffidenti o i nettamente contrari al Monti-bis? Lasciamo da parte gli oppositori dichiarati e quindi a loro modo coerenti: i Vendola, i Di Pietro, i Maroni, ovviamente i movimenti anti-sistema che peraltro entreranno nel prossimo Parlamento. La vera diffidenza e anzi contrarietà riguarda il Pd e il Pdl. Bersani vede il rischio che la sua vittoria politica sfumi negli ultimi metri. Vittoria politica, non elettorale. Perchè sul piano dei numeri il Pd vincerà le elezioni, ma se il leader non potrà varcare la soglia di Palazzo Chigi, la sconfitta sarà tutta politica e molto dolorosa. Tuttavia Bersani dovrebbe fare i conti con la realtà. Correre i prossimi mesi di campagna elettorale limitandosi a dire "no" a Monti finirebbe per essere logorante. Specie se si accompagnasse all'illusione che poi, per risolvere la grana, basterà dirottare Monti verso la presidenza della Repubblica. Non sarà così agevole. Comunque sia, limitarsi al "no" equivale a un non-argomento che schiaccerebbe sempre di più il partito democratico sulla sinistra sindacale o vendoliana, a seconda delle circostanze, e approfondirebbe il solco con il folto gruppo dei pro-Monti che sono nel partito.

Parliamo dei centristi post-democristiani che potrebbero anche decidere di raggiungere la famosa "lista civica" di centro, se mai vedrà la luce e se sarà una cosa seria. Bersani sente il pericolo, ma il problema è che finora lo aveva sottovalutato. E inoltre dovrebbe sapere, il segretario del Pd, che l'ipotesi Monti non è una trappola dei "poteri forti" internazionali, come qualcuno mostra di credere, bensì la logica conseguenza della drammatica difficoltà in cui si trova l'Italia. Se da qui alla prossima primavera dovremo chiedere gli aiuti alla comunità internazionale, chi condurrebbe meglio la trattativa: Monti è un presidente del Consiglio "politico" ma senza esperienza?

Pro e contro: il debole "no" del Pdl
Molto fragile e poco convincente il "no" di Alfano che riflette i dubbi di Berlusconi. Cosa vuol dire che Monti per avere l'investitura si deve candidare? Il segretario del centrodestra dimentica che il premier è già in campo. È un senatore a vita che ha dato la sua disponibilità a guidare ancora il governo. E sta prendendo forma un'alleanza eterogenea che condivide tale scelta. Il vecchio centrodestra berlusconiano rischia di essere sorpassato dagli eventi propri sul fronte moderato. Sarà opportuno che Berlusconi e Alfano ci riflettano prima che sia troppo tardi. Per non ritrovarsi a scegliere fra due strade ugualmente scomode: o fare la campagna contro la moneta unica e contro l'Europa, inseguendo il populismo; oppure allinearsi agli altri nel sostegno dell'ultimora a Monti. Il tempo delle scelte e della serietà si avvicina per tutti. Anche perchè sia il Pdl sia il Pd possono mettere in campo le loro proposte programmatiche e dare un contributo serio alla ripresa del paese. Purchè abbiano sufficiente fantasia e umiltà per giocare questa che è la vera partita del 2013.

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