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Questo articolo è stato pubblicato il 30 settembre 2012 alle ore 08:12.

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Al contrario del berlusconismo, che aveva creato schieramenti pro e contro del tutto disomogenei al loro interno ma uniti dal nemico, il «montismo» sembra stia producendo l'effetto opposto, cioè rimettere insieme parti distanti ma omogenee. Il processo è ancora acerbo – e chissà se mai si svilupperà – ma la conseguenza provocata dall'ipotesi di un Monti-bis è di dividere trasversalmente Pd e Pdl secondo un profilo riformista anche se ancora non chiaramente declinato. E così innanzitutto nel Pd, ieri, questa divisione è stata lampante, argomentata e sorretta dalla sfida delle primarie dove – necessariamente – ci si schiererà anche sull'agenda Monti. Ieri proprio i "montiani" democrats si sono riuniti a Roma in un convegno dove sono state dette alcune cose in interventi chiari e sintetici. Ma in serata è arrivato il gelo di Pierluigi Bersani: «Basta parlare di bis ogni giorno». Anche Massimo D'Alema, prima di lui, aveva liquidato Monti: «Ha fatto bene ma ora serve qualcosa di più, serve una coalizione di centro-sinistra».

A Roma, al Tempio di Adriano, dai montiani Pd (in gran parte schierati per Renzi, tranne Follini) si sentivano parole opposte. La loro sostanza è che il Pd o diventa protagonista di un'operazione politica con l'area di centro per allargare la coalizione e promuovere un Monti bis; oppure il bis ci sarà lo stesso ma per una nuova emergenza e con il «funerale» dei partiti, Pd incluso. Lo dice senza altre subordinate Paolo Gentiloni, schierato per Renzi alle primarie che anche attraverso quel test vuole misurare l'opzione montiana. «Se non assumeremo il Monti-bis come nostra opzione politica in una larga coalizione di centro-sinistra, arriveremo comunque a un bis ma perché lo spread tornerà a 500 e ci sarà ingovernabilità: allora Monti sarà il commissario chiamato a celebrare il funerale della politica». Lo dice anche Giorgio Tonini che mette in gioco la vita del Pd: «Non si prescinde dall'agenda Monti se si vuole far uscire l'Italia dalla crisi. Se non saremo noi a dare una forza politica al bis, Monti arriverà lo stesso come firewall contro una nuova emergenza». E Salvatore Vassallo, esperto di regole elettorali, parla addirittura di «tentazione diabolica» dei partiti di «creare una nuova legge elettorale che non sarà in grado di dare vincitori né una maggioranza» aprendo così la strada a un bis ma senza una chiara esposizione politica. Il punto non è solo il nome del premier, spiega Pietro Ichino, «ma l'impegno sulle riforme come pensioni, lavoro e fisco».

Intanto cresce l'ipotesi di una federazione di liste, da Udc a Montezemolo e movimento di Giannino per creare un'offerta politica su Monti. Anche il patron della Ferrari ha deciso di puntare sul bis e, come diceva ieri Andrea Romano, «Italia Futura giocherà una sua partita». Insomma, non c'è più l'ipotesi di un Udc che riunisce tutti ma di una federazione di liste affini. In attesa delle primarie Pd. E in attesa di ciò che accadrà nel Pdl dove si fanno sentire prime aperture chiare sulla continuità al premier anche nel 2013. Lo dice Giuliano Cazzola e può essere un segnale interessante visto che, un anno fa, fu uno dei primi a schierarsi per il passo indietro di Berlusconi e l'arrivo di un Governo tecnico. E ieri diceva: «Il lavoro di Mario Monti deve proseguire anche nella prossima legislatura. La comunità internazionale sostiene questa esperienza perché ha capito che una probabile vittoria della sinistra porterebbe il Paese ad imboccare una strada diversa dall'agenda Monti». A sostenere il bis anche Mario Mauro eurodeputato mentre non parla di bis ma di Agenda Monti Franco Frattini, anche lui tra i primi che un anno fa si espose per il Governo tecnico: «È l'unica strada possibile per trasformare le incognite del dopo Monti in un impegno dei partiti a voler precisare da subito i programmi di governo per il 2013». (Li. P.)

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