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Questo articolo è stato pubblicato il 02 ottobre 2012 alle ore 06:39.

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ROMA
Mario Monti non ci sta a farsi tirare per la giacca. A New York aveva manifestato la disponibilità a restare a palazzo Chigi qualora il Paese ne avesse bisogno. Ma di qui a entrare nell'agone della politica ce ne corre. Ed ecco che allora, all'indomani dei cori che già lo acclamano quale futuro premier per aggregare i moderati italiani, Monti raffredda gli entusiasmi. «Quando lasceremo ad altri il Paese nei prossimi mesi, spero» di consegnare un'Italia «un po' meno rassegnata e un po' più rasserenata», ha detto il presidente del Consiglio durante un intervento al Forum della Cooperazione (si veda anche l'articolo a pagina 5). Non è la prima volta che lo dice. Ma in questo caso più che una riflessione a voce alta è un messaggio chiaro quello che Monti invia e che suona più o meno così: a New York ho semplicemente detto di essere disponibile a continuare a guidare il Paese, ma solo qualora dalle urne non uscisse una maggioranza chiara e il capo dello Stato, con la fiducia del Parlamento, mi chiamasse ancora una volta a sbloccare un'impasse politico-istituzionale. Un'ipotesi che non è affatto da escludere ma che non è neppure scontata e per questo ieri ha parlato di quando lascerà «ad altri» la guida del governo.
Una frase che certamente aiuterà a raffreddare un clima già incandescente e che consente al premier a liberarsi dall'abbraccio soffocante di chi, «sapendo di essere in seria difficoltà, tenta di aggrapparsi alla sua autorevolezza per restare a galla, ma così facendo rischia di trascinarlo giù».
Il premier guarda alle prossime settimane e ai prossimi mesi consapevole che con il passere del tempo la situazione diventerà sempre più incandescente nella sua maggioranza. Lo scontro sul ddl anticorruzione, il mancato accordo sulla legge elettorale, gli scandali negli enti locali sono tutti elementi che invitano alla cautela ed ad evitare ulteriori contrapposizioni tra i partiti e anche al loro interno dove ormai lo scontro tra sostenitori e contrari al Monti bis è palese. Forse per questo lo stesso Pier Ferdinando Casini, il principale sostenitore della lista pro-Monti ieri ha smorzato i toni: «Noi ci assumiamo la responsabilità di proseguire il suo percorso, non ci trinceriamo dietro di lui». L'orizzonte di un secondo mandato viene comunque salutato in modo positivo anche dalla Conferenza episcopale di Angelo Bagnasco così come dal presidente della Brembo Alberto Bombassei che a proposito del Monti bis ha detto: «Se c'è la volontà si può far tutto».
E in effetti, al di là della precisazione del premier, l'ipoptesi di una sua riconferma continua ad essere ritenuta la più probabile. Anche perché, a dispetto delle intenzioni, quello che il Professore aggiunge nelle sue dichiarazioni di oggi suona quasi come la base di un vero e proprio programma elettorale. «Per quanto le differenze tra destra e sinistra siano importanti», dice infatti Monti, «la divisione» dei cittadini deve indirizzarsi tra chi «paga le tasse e chi non le paga». Ma il destino di chi sarà il futuro inquilino di Palazzo Chigi sarà affidato alla prossima legge elettorale. L'obiettivo, a destra come a sinistra è di svuotare di contenuti il programma della proposta Casini-Fini e Montezemolo. «Attaccarsi a Monti serve per rimanere in pista. È una sorta di ultima spiaggia» esemplifica il renziano Roberto Reggi. E Fabrizio Cicchitto, capogruppo Pdl alla Camera, aggiunge: «Allo stato l'ipotesi del cosiddetto Monti Bis appare un'operazione virtuale...»
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La galassia a sostegno del Professore
I montiani nel Pdl BEPPE PISANU Senatore
«Monti incarna l'aspirazione di molti liberaldemocratici ad una politica seria, competente e pulita. Sono d'accordo anch'io» a fare una lista civica nazionale per il
Monti bis. È questa l'opinione del senatore Beppe Pisanu, che insieme all'ex ministro Frattini, rappresenta la voce pro-Monti nel Pdl
I montiani nel Pd PIETRO ICHINO Senatore
Nel Pd, l'ala filo Monti non contraria a un bis del Professore, comprende ex centristi come Marco Follini e liberal come Enrico Morando. Ma anche ex popolari, ex rutelliani ed esponenti vicini all'ex segretario Veltroni: da Paolo Gentiloni a Pietro Ichino fino a Beppe Fioroni e Stefano Ceccanti
I centristi filo-Monti PIER FERDINANDO CASINI Leader Udc
Il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, e quello di Futuro e Libertà, Gianfranco Fini, sono montiani della prima ora. Domenica hanno lanciato la lista civica per l'Italia a sostegno di un Monti bis, «senza nomi e senza simboli di partito» per raccogliere tutti coloro che sono disponibili a impegnarsi per questa causa
Movimenti pro-Monti RAFFAELE BONANNI Segretario Cisl
«Non vedo altre persone autorevoli come lui»: lo afferma il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, rispondendo all'ipotesi di un Monti-bis al governo. Anche il leader di Italia Futura, Luca Cordero di Montezemolo, ha parlato della necessità di dare «consenso elettorale» al percorso avviato da Monti

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