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Questo articolo è stato pubblicato il 02 ottobre 2012 alle ore 17:40.

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É forse la novità sostanziale della giornata, assieme alla denuncia sulle presunte condizioni detentive. La testimonianza di monsignor Georg Gaenswein parla chiaro: «Quando sono andato con i gendarmi a visionare i documenti sequestrati a Paolo Gabriele, c'erano sia documenti originali che fotocopie, i primi originali che ho visto risalivano all'inizio della presa di servizio di Paolo Gabriele, nel 2006. Ho visto documenti in copia e in originale del 2006, del 2007 e del 2008».

Non è chiaro di che natura e portata siano questi documenti, ma un fatto è certo: contrasta con l'affermazione che la raccolta di documenti sia iniziata con il caso-Viganò (l'ex segretario del Governatorato trasferito come nunzio in Usa, ndr), quindi meno di un anno fa.

Nelle 82 casse di documenti sequestrati da Gabriele c'era una gran massa di fogli, in buona parte composta da materiale scaricato da internet su argomenti relativi a massoneria e servizi segreti, temi evidentemente di grande interesse per Gabriele. Al di là della congetture, un dato pare abbastanza chiaro: la raccolta di documenti da parte dell'ex aiutante di camera è iniziata appena era stato assegnato all'Appartamento papale.

Gabriele ha detto di aver agito da solo e senza corrispettivi di denaro, e i nomi che sono emersi - i cardinali Sardi e Comastri, il vescovo Cavina e la collabotratice di Ratzinger, Ingrid Stampa, già rivelati mesi fa - riguardano conversazioni e contatti con Gabriele, ma non in collegamento con i fatti incrimimati.

Ma allora, alla luce dei nuovi elementi, c'è chi si chiede, di là (e al di qua) dalle mura leonine: Gabriele questi documenti li sottraeva per tenerli nell'armadio di casa sua oppure avevano altra destinazione? Domani un'altra udienza, la sentenza è attesa per venerdì, o al massimo sabato mattina, poche ore prima dell'apertura del Sinodo sulla Evangelizzazione.

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