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Questo articolo è stato pubblicato il 03 dicembre 2009 alle ore 13:07.
L'ultima modifica è del 03 ottobre 2012 alle ore 13:08.

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MILANO - «Lo strumento ideale per far comunicare amministrazione e contribuente»: lo slogan compare sul sito di Tributi Italia spa, tra le società leader in Italia nella gestione delle entrate degli enti pubblici, sospesa il 30 novembre dall'Albo dei riscossori dal ministero dell'Economia e delle finanze. Da quel giorno non può più incassare neppure un centesimo delle entrate patrimoniali e tributarie di circa 500 Comuni che attualmente gestisce in molte regioni. Di questi (si veda l'elenco a lato) 135 vantano – secondo la ricognizione del ministero - un credito di 89,1 milioni. Nella lista grandi Comuni (tra i quali Bologna, Bari e Cagliari), medi (Vercelli, Bergamo, Trapani, Giuliano, Caserta), piccoli e piccolissimi (spiccano i 708 abitanti di Pessina Cremonese).

Il 9 dicembre il ministero delle Finanze potrebbe addirittura chiedere la cancellazione dall'albo dei riscossori di Tributi Italia e, a quel punto, il fallimento della società che ha chiuso il 2008 con un fatturato di 236 milioni e conta 16 società con 893 dipendenti e 220 tra collaboratori e consulenti non sarebbe più uno scenario impossibile.

A pensare che questa società - controllata dal Gruppo San Giorgio-Saggese - non sia lo strumento ideale per far comunicare contribuente e amministrazione, però, non è solo il ministero delle Finanze ma anche la Commissione finanze della Camera (si veda l'articolo a fianco).
L'attuale assetto societario parte da lontano. Nel 1986 nasce a Taranto Publiconsult sas che comincia a commercializzare spazi pubblicitari. Di lì a poco la società intuisce che i servizi di accertamento e riscossione dei tributi sono il futuro in uno Stato che "zoppica" lentamente verso il federalismo fiscale. Nel 1994 la società diventa una spa e nel 1997 parte con l'esternalizzazione dell'intero ciclo dei tributi locali: accertamento, liquidazione e riscossione. Nel 2004 la società si trasforma in San Giorgio spa e consolida il portafoglio dei clienti fino ad acquisire, lo scorso anno, le società Gestor, Rtl e Ipe, assumendo il nome di Tributi spa, con un capitale sociale di 16 milioni. L'evoluzione societaria è stata accompagnata da un crescente contenzioso con i Comuni, talvolta rientrato, oltre che da una lunga serie di inchieste aperte da diverse Procure.

Il primo Comune ad aprire il fronte è stato Pomezia nel 1999 ma è stato quello di Bologna che ha fatto deflagrare la vicenda. Il 30 gennaio 2009, infatti, la Corte dei conti, sezione giurisdizionale Emilia-Romagna, ha emesso una sentenza (appellata) con la quale ha condannato Gestor spa a una sanzione di 1,2 milioni per la mancata presentazione al Comune di Bologna del conto giudiziale dal 2004 al 2007. «Per la prima volta – dichiara il presidente della Corte dei conti Emilia-Romagna, Ignazio Del Castillo – una sentenza ha detto chiaro e tondo che il concessionario Gestor della riscossione deve presentare il conto giudiziale agli enti locali». Il Comune, dichiara l'allora assessore alle Finanze Paola Bottoni, «ha avuto un danno perché non aveva la congrua certificazione dei conti. Lo stesso comportamento della società nei confronti dei contribuenti è stato maldestro».

Patrizia Saggese, avvocato quarantenne, tributarista, amministratrice delegata e presidente di Tributi Italia è sorella di Giuseppe. Arrestato nel 2001 per corruzione, Giuseppe Saggese, che ha lasciato l'azionariato della società nello stesso anno, ha ancora un processo pendente a Roma mentre nel 2009 è stato arrestato per peculato dalla Procura della Repubblica di Velletri (ora è in libertà) mentre proprio oggi il Tribunale di Latina si dovrebbe pronunciare su un processo avviato nel 2000 per peculato. Una consulenza tecnica chiesta dal Gup avrebbe però accertato che al Comune di Aprilia è stato versato in realtà un milione in più.
Patrizia Saggese contesta molte cose della ricostruzione fatta e nega molte accuse. «Il debito – afferma – è stato abbattuto a circa 70 milioni ma quello che più conta è che vantiamo dai Comuni un credito certo ed esigibile, certificato a fine giugno 2009, di 145 milioni. Mi domando chi abbia interesse a portare verso il fallimento questa società e soprattutto chi abbia interesse a gettare nel baratro i Comuni che attendono, per il solo 2008, un credito di 447 milioni che noi abbiamo recuperato». Ma alla domanda su chi abbia interesse, Saggese risponde così: Possono esserci interessi superiori».

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