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Questo articolo è stato pubblicato il 03 ottobre 2012 alle ore 16:18.

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(Reuters)(Reuters)

D'ora in poi dovremmo chiamarlo onorevole. Kakha Kaladze, il difensore georgiano che ha fatto fortuna nel Milan che correva come un treno in Italia e in Europa, ce l'ha fatta. È stato eletto deputato nelle elezioni legislative del suo Paese, dove era uno dei candidati più popolari del partito di opposizione "Sogno georgiano, Georgia democratica", guidato dal 56enne Paperon de' Paperoni Bidzina Ivanishvili, uno degli uomini più ricchi al mondo secondo Forbes. Kaladze aveva dato addio al calcio il 12 maggio scorso, annunciando al mondo di aver deciso di tornare in Georgia per intraprendere la carriera politica. Il giorno dopo, la sua ultima partita con la maglia del Genoa, 2 a 0 contro il Palermo, rossoblù salvi e fine di un incubo che per settimane ha fatto trattenere il respiro ai tifosi del Grifone.

In Georgia, Kaladze è un'istituzione. Per 5 volte (l'ultima, nel 2011) è stato eletto calciatore georgiano dell'anno. Per anni è stato capitano e giocatore simbolo della Nazionale, l'uomo di riferimento di una selezione che non ha mai potuto contare su grandi assi. Fenomeno e protagonista più per necessità che per dovere, Kaladze ha sempre goduto in patria di una stima incondizionata. Con lui in campo, la Georgia sapeva di poter far bene. Comunque andava, era un successo. E l'eco della gloria raccolta in giro per il mondo con la casacca rossonera certo aiutava ad alimentare il mito. Un carico di fiducia e sorrisi che Ivanishvili è riuscito a fare suo, convincendo l'ex terzino sinistro ad accompagnarlo nella sua scalata al vertice delle istituzioni georgiane.

Da Gianni Rivera a George Weah, da Giovanni Galli a Andriy Shevchenko. Vai al Milan e prima o poi ti capiterà di entrare in politica. Lo dicono i numeri. Il fuoriclasse che divenne leggenda negli anni Sessanta grazie a un talento che gli permetteva di fare magie da copertina, il Golden boy come l'aveva soprannominato l'indimenticabile maestro del giornalismo sportivo Gianni Brera, decise di dire basta con il calcio al termine della stagione 1978-79, poco dopo aver regalato al popolo rossonero lo scudetto numero 11. Tempo qualche anno e arrivò la chiamata che gli cambiò la vita. La Democrazia cristiana gli propose di entrare in Parlamento. Lui accettò e fu eletto senza particolari difficoltà. Da lì in poi, un percorso in discesa. Cambiando maglia, meglio, partito, alla bisogna. Fino alla bocciatura alle elezioni comunali di Milano del 2011, quando non riuscì a confermare la Moratti alla guida della città del Duomo.

Meno fortunato è stato invece il centravanti liberiano Weah, un colosso spesso straripante per irruenza e capacità di fare guai nelle difese avversarie. Per due volte, nel 2005 e nel 2011, ha provato a diventare l'uomo forte della Liberia, prima come presidente, poi come vicepresidente. Ma gli elettori hanno scelto diversamente, infliggendogli una doppia sconfitta memorabile anche nelle percentuali.
Per Giovanni Galli tutto è iniziato nel 2009, quando il Pdl gli ha chiesto di sfidare Matteo Renzi alle comunali di Firenze. Renzi 60 - Galli 40, partita persa e futuro politico da reinventare. Nell'attesa, l'incarico a Mediaset come opinionista. L'ultimo rossonero in ordine di tempo a tentare l'ingresso nella stanza dei bottoni è il bomber ucraino Shevchenko, che la sera del 28 ottobre saprà se l'Ucraina lo ama a tal punto da volerlo come protagonista in Parlamento. Sheva è uno dei candidati del movimento "Avanti Ucraina!" della leader Natalia Korolevska, ex fedelissima di Julia Timoshenko, primo ministro dal 2007 al 2010 e attualmente in carcere per abuso d'ufficio.

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