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Questo articolo è stato pubblicato il 04 ottobre 2012 alle ore 06:39.

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NEW YORK
L'organizzazone: un confronto di un'ora e mezza suddiviso in sei round. Il contenuto: la politica interna, con tre quarti d'ora dedicati all'economia, uno alla sanità, uno alla pubblica amministrazione e uno al ruolo dello Stato. Il luogo: l'Università di Denver in Colorado, nel cuore dei battleground, gli Stati più contesi nella battaglia per la Casa Bianca.
Il primo dei tre dibattiti tra i candidati della campagna presidenziale americana, avvenuto ieri in tarda notte, ha messo in chiaro l'alta posta in gioco fin dai suoi preparativi: Barack Obama e Mitt Romney hanno cinque settimane, da oggi, per convincere gli elettori – o meglio una fetta di elettorato incerto forse del 12% - di avere le doti di programma e di governo per guidare gli Stati Uniti a una riscossa economica e politica. Né i due candidati, come pugili irrequieti, hanno aspettato di salire sul palco per dare il via agli scontri finali: anticipando le sue mosse, Romney in un messaggio pubblicitario ha attaccato Obama affermando che la misura della «compassione è data da quanti americani trovano solidi impieghi, non da quanti fanno ricorso al welfare». E ha aggredito anche la politica estera del presidente, accusata di incompetenza dopo l'uccisione dell'ambasciatore americano in Libia.
I portavoce di Obama hanno subito replicato: Romney deve spiegare una strategia economica fatta di deregulation e sgravi fiscali ai milionari, che farebbe tornare il Paese agli anni della crisi. Quando si tratta di politica interna, con crescita, tasse e dimensioni di deficit e governo, anche la sanità è oggetto di scontro: Romney denuncia la riforma di Obama quale esempio di eccessiva espansione governativa.
Obama parte avvantaggiato: la media dei sondaggi, e l'inchiesta d'opinione più recente del Wall Street/Nbc, lo vede avanti di tre punti sul rivale, 49% a 46 per cento. Ed è in testa al momento in Stati considerati cruciali: in Ohio di otto punti, in Florida e in Virginia di uno o di due punti, in Colorado di 3 punti. Dalla sua ha l'elettorato afroamericano e ispanico (al 71%), le donne e i giovani.
Ma la suspense resta: il vantaggio di Obama e tutt'altro che proibitivo. Romney fa presa sull'elettorato maschile e bianco, migliorando la sua posizione tra i più istruiti. E, nonostante la maggioranza degli elettori creda che non saranno i dibattiti a determinare l'esito delle urne, la storia invita alla cautela. Lo scontro di ieri notte sarà dissenzionato a lungo dagli strateghi di entrambi i partiti alla ricerca di segni di vittoria e sconfitta, di lezioni per i prossimi confronti, il 16 ottobre a New York e il 22 in Florida.
Il candidato che arranca ha il compito più difficile: deve sorprendere positivamente, mettere in difficoltà l'avversario e sperare in suoi errori. Un risultato raro ma non inedito, dal successo di George W. Bush su Al Gore a quello di John Kennedy su Richard Nixon. Obama corre i suoi rischi: non brilla nei dibattiti. Resta memorabile la sua gaffe nelle primarie del 2007 contro Hillary Clinton, quando dichiarò che l'avversaria «piaceva abbastanza» agli elettori.
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Programmi a confronto
OBAMA: RISANAMENTO E LAVORO
Budget
Portare il deficit, oggi al 7,8% del Pil, al 3% entro il 2017, riducendolo - in valore assoluto - di 4mila miliardi in dieci anni; 1.950 sono attesi dalle tasse, 850 dalla fine dell'impegno in Iraq e Afghanistan
Tasse
Aumentare dal 35 al 39,6% l'aliquota più alta sui redditi delle persone fisiche; abbassare dal 35 al 28% l'imposta sulle società; attuare la "Buffett Rule", applicando un'aliquota minima del 30% a chi guadagna più di un milione di dollari all'anno; alzare dal 15 al 20% le tasse sui redditi da capitale
Sanità
Confermare la riforma del 2010, rivedendo però Medicare e Medicaid con risparmi da 320 miliardi grazie alla modifica dei finanziamenti agli ospedali e all'aumento dei contribuiti dei più ricchi
Lavoro
Creare un milione di posti di lavoro nell'industria entro il 2016, incoraggiando le imprese attraverso agevolazioni; investire nella formazione
ROMNEY: MENO TASSE PER CRESCERE
Budget
Portare la spesa pubblica federale al 20% del Pil dall'attuale 23 per cento. L'obiettivo dell'equilibrio di bilancio è fissato al 2020. Ridurre del 10% i dipendenti pubblici
Tasse
Abbassare al 28% l'aliquota massima dell'imposta sulle persone fisiche e tagliare del 20% le altre, eliminando alcune detrazioni; ridurre dal 35 al 25% l'imposta sulle società; eliminare le imposte su dividendi e capital gain per i redditi lordi sotto i 200mila dollari annui
Sanità
Smantellare la riforma sanitaria di Obama e affidare totalmente Medicaid, l'assistenza per i poveri, ai singoli Stati; introdurre voucher per il pagamento di assicurazioni private
Lavoro
Creare 12 milioni di posti di lavoro stimolando la crescita con tasse più basse, deregulation, esplorazione di giacimenti di petrolo e gas

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