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Questo articolo è stato pubblicato il 04 ottobre 2012 alle ore 11:22.

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Sono i servizi pubblici locali e le zone franche urbane al Sud le novità dell'ultim'ora del decreto sviluppo bis. Nel primo caso, si pongono ulteriori vincoli agli affidamenti in house in linea con le regole Ue, nel secondo si prevede l'utilizzo dei fondi comunitari. Il decreto arriva al traguardo in una versione più leggera, solo 38 articoli, e con diversi pezzi mancanti rispetto alle prime bozze.

Start up senza Fondo
Il pacchetto start up, ad esempio, perde il Fondo dei fondi per il venture capital, il rafforzamento dell'Iva per cassa, sul quale erano arrivati rilievi del Tesoro, e anche la dote da 50 milioni di euro per creare una sezione specifica del Fondo di garanzia. Restano nel testo il contratto tipico, che deroga alla riforma Fornero per l'impiego di contratti a tempo determinato nei primi 48 mesi di attività, e gli incentivi fiscali per chi investe in nuove imprese a carattere innovativo.

"Switch off" carta-digitale
Oltre alle start up, il decreto ha nell'Agenda digitale il suo pacchetto principale. Pubblica amministrazione, sanità, istruzione, moneta elettronica, giustizia i campi in cui il governo intende accelerare lo "switch off" dalla carta al digitale.

Credito d'imposta infrastrutture
Confermato il credito di imposta per le nuove infrastrutture e il pacchetto sulle assicurazioni con il via libera a un plurimandato di fatto per gli agenti e lo stop alle clausole di tacito rinnovo.

Incognita attuazione
Nel complesso, il testo appare più debole rispetto ai progetti iniziali e privo anche delle misure specifiche per le Pmi che a questo punto, compatibilmente con i tempi stretti di fine legislatura, potrebbero essere recuperate solo in extremis nella legge annuale per le piccole imprese. Su tutto, sempre in considerazione della finestra politica particolarmente stretta dei prossimi mesi, incombe l'incognita dei provvedimenti attuativi che accompagnano buona parte delle misure inserite nel decreto.

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