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Questo articolo è stato pubblicato il 09 ottobre 2012 alle ore 06:38.

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ROMA
Il dato ufficiale della Ragioneria generale dello Stato dovrebbe arrivare in giornata. Ma tra i parlamentari più vicini al dossier già gira la stima del maggiore fabbisogno da finanziare in caso di approvazione del testo bipartisan che amplia la platea degli esodati e modifica la riforma delle pensioni targata Fornero. Si parla di 30-32 miliardi cumulati tra il 2012 e il 2022, moltissimo di più della maggiore spesa previdenziale di 5 miliardi, per lo stesso periodo, di cui ha parlato ieri in Assemblea il deputato Pd Cesare Damiano.
In particolare la «contro-riforma» costerebbe 17 miliardi per il solo articolo 1 del testo unificato elaborato dal Comitato ristretto partendo dalle proposte di Cesare Damiano (Pd), Giovanni Paladini (Idv) e Gianpaolo Dozzo (Lega). In quell'articolo si reintroduce in via sperimentale fino al 2015 il pensionamento di anzianità (con 35 anni di contributi versati). Che scatta a 57 anni per le lavoratrici dipendenti, a 58 anni per le lavoratrici autonome e per i lavoratori dipendenti, a 59 anni per i lavoratori autonomi. La scalettatura per la pensione anticipata salirebbe poi a 59 anni per i lavoratori e le lavoratrici dipendenti e a 60 per anni per i lavoratori e le lavoratrici autonome dal 1° gennaio 2016 al 31 dicembre 2017, sempre con 35 anni di contributi. Gli assegni sarebbero garantiti con il sistema di calcolo contributivo, ma è chiaro che in questo modo si fa saltare completamente la fase transitoria prevista nell'articolo 24 del «Salva Italia» approvato l'anno scorso. Va da sè che con questi nuovi requisiti sarebbe possibile accedere al pensionamento in via anticipata anche per i lavoratori appartenenti al settore pubblico.
Altri cinque miliardi, secondo le anticipazioni confermate non solo da fonti parlamentari, servirebbero poi per finanziare la norma che consente l'allungamento fino al 31 dicembre del 2011 dei termini per il riconoscimento degli accordi per la gestione delle eccedenze occupazionali con l'utilizzo di ammortizzatori sociali stipulati anche in seguito a un accordo siglato tra le parti in sede governativa. Altri dieci miliardi, infine, per il resto delle misure contenute nel provvedimento. Il testo, che è stato votato come detto dall'unanimità dei presenti in Commissione Lavoro il 7 agosto scorso, per coprire i 5 miliardi previsti indicava l'utilizzo delle risorse incassate con i giochi pubblici on line, le lotterie istantanee e gli apparecchi da gioco. «Non vogliamo smontare la riforma del ministro Fornero, vogliamo fare delle correzioni, addolcire il salto - ha dichiarato Cesare Damiano -. Se la copertura dei cinque miliardi non ci fosse sarebbe molto grave. C'è la spending review, c'è la legge di stabilità, questi soldi non devono essere destinati solo ad una diminuzione del debito, ma anche per correggere l'errore fatto». Sulle coperture indicate nel testo unificato era già arrivata la bocciatura della Commissione Finanze della Camera, che aveva invitato nei giorni scorsi a individuare «una diversa fonte di copertura, in quanto le misure di incremento delle entrate derivanti dai giochi pubblici, oltre a non determinare il gettito aggiuntivo necessario per far fronte agli oneri del provvedimento, rischierebbero di compromettere le stesse entrate erariali finora assicurate da tale comparto». La Commissione Bilancio presieduta dal leghista Giancarlo Giorgetti, invece, il parere non l'ha dato e aspetta per oggi i numeri della Ragioneria. Finora, vale ricordarlo, il Governo ha impegnato risorse per 9 miliardi di euro nei prossimi anni per garantire una salvaguardia a 120mila lavoratori con un ammortizzatore sociale attivato e rimasti «scoperti» dalla riforma di dicembre. Si tratta della più ampia platea di salvaguardia di tutte le ultime riforme delle pensioni, come ebbe modo di dimostrare qualche mese fa in un'audizione alla Camera Francesco Massicci, ispettore generale capo per la spesa sociale della Ragioneria Generale dello Stato.
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L'ANZIANITÀ

35 anni
I contributi
L'articolo 1 della proposta parlamentare prevede che in via sperimentale dal 2013 al 2015, con un'anzianità contributiva pari a 35 anni, ci si possa pensionare a 57 anni, per le lavoratrici dipendenti, a 58 anni, per le lavoratrici autonome e per i lavoratori dipendenti, a 59 anni, per gli autonomi. Dal 2016 al 2017 si sale a 59 anni per i lavoratori e le lavoratrici dipendenti e a 60 per gli autonomi

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