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Questo articolo è stato pubblicato il 09 ottobre 2012 alle ore 13:50.

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Con il ritiro americano da Kabul i russi tornano in prima linea contro i Jihadisti (Ansa)Con il ritiro americano da Kabul i russi tornano in prima linea contro i Jihadisti (Ansa)

Gli statunitensi e la Nato accelerano il disimpegno dall'Afghanistan e Mosca si prepara a fronteggiare, da sola o con gli alleati regionali, i movimenti jihadisti attivi nelle repubbliche ex sovietiche. Una minaccia che potrebbe ampliarsi per estensione e intensità se verranno confermate le previsioni di alcuni think-tank secondo i quali dopo il ritiro degli alleati l'Afghanistan cadrà nuovamente in mani talebane.

Nelle ultime settimane le iniziative di Vladimir Putin confermano la volontà di consolidare le posizioni politiche e militari in vista di questo scenario ad alto rischio che potrebbe destabilizzare le repubbliche centro-asiatiche e minaccia il sud della Russia abitato da popolazioni musulmane. A fine settembre Putin ha incontrato a Bishkek il presidente kirghizo Almazbek Atambayev con il quale ha firmato un accordo che garantisce ai militari russi il controllo della base aerea di Kant fino al 2032, rinnovando per altri 15 anni il contratto in scadenza nel 2017 in cambio della cancellazione di 380 milioni di euro di debiti e di crediti per 1,3 miliardi per la costruzione di due centrali idroelettriche. "Siamo consapevoli dell'attuale situazione in Afghanistan e l'esistenza della componente militare russa sia in Tagikistan che qui, in Kirghizistan, ha agito come un importante fattore di stabilità per contrastare la minaccia terroristica" ha detto Putin. L'accordo per l'utilizzo di Kant (dove stazionano 700 avieri russi con elicotteri Mi-8,caccia Sukhoi 27 e bombardieri Sukhoi 25) prevede un'ulteriore proroga di cinque anni, fino al 2037, a conferma di come la piccola repubblica ex sovietica desideri mantenere una presenza militare russa non solo simbolica in vista di possibili tensioni di matrice islamica come quelle che stanno già interessando l'Uzbekistan.

L'accordo stabilisce che i russi curino l'addestramento e l'equipaggiamento delle truppe kirghize e mantengano il controllo anche di un centro di telecomunicazioni ma soprattutto che aiutino l'esercito di Bishkek a difendere la sovranità e la sicurezza nazionale. Una clausola che trasforma di fatto il Kirghizistan in una sorta di protettorato di Mosca. Mentre le autorità kirghize rinnovavano il contratto per la base russa confermavano a Washington che la concessione per l'utilizzo dell'aeroporto di Manas scadrà nel 2014 privando gli Stati Uniti di una delle basi logistiche più importanti per il sostegno alle forze schierate in Afghanistan.La base aerea verrà ampiamente utilizzata per la fase di ritiro delle truppe alleate www.isaf.nato.int e negli anni scorsi ha ospitato anche cargo C-130 dell'aeronautica italiana.
Mosca ha rinnovato anche gli accordi militari con il Tagikistan dove la 201a divisione motorizzata russa controlla da anni la frontiera afghana cercando di intercettare traffici di armi e oppio e di bloccare infiltrazioni terroristiche. Il rinnovo dell'accordo per le tre basi militari è stato siglato a Dushanbe da Putin e dal presidente tagiko Emomali Rahmon.

La presenza militare russa è stata estesa fino al 2042 con un'opzione fino al 2047 . In cambio, riferisce Interfax, Mosca garantirà forniture di gas russo per il mercato interno tagiko senza dazi e sosterrà con un fondo iniziale di 5 milioni di dollari il servizio antidroga del Tagikistan per ostacolare il traffico di droga diretto in Russia che solo nei primi sei mesi del 2012 ha visto il sequestro di quasi 3.400 chili di stupefacenti nella repubblica centro-asiatica. Putin ha poi promesso che ai lavoratori tagiki saranno forniti permessi di lavoro in Russia di tre anni, allungando il periodo di soggiorno sino a 15 anni aiutando così il budget di Dushanbe, fortemente dipendente dalle rimesse degli 1,3 milioni di emigrati in Russia pari nel 2011 a tre miliardi di dollari.
Nella strategia russa le repubbliche un tempo appartenute all'URSS costituiscono un'area di interesse esclusivo (nella quale Mosca ha sempre cercato di non far penetrare gli statunitensi) e al tempo stesso la prima linea nel confronto con i movimenti islamisti che hanno le loro basi in Afghanistan e nei territori tribali pakistani. Pere questo i russi hanno lo stesso interesse degli Occidentali a sostenere il governo afghano (al quale Mosca fornisce un centinaio di elicotteri pagati da Washington ) e ha promesso aiuti militari dopo il ritiro della Nato. Del resto la minaccia islamista colpisce già direttamente la Russia anche nel Caucaso dove, sei anni dopo la fine delle operazioni militari, da alcuni mesi sono tornati operativi reparti dell'esercito e dell'intelligence civile (FSB) e militare (GRU) per far fronte alla recrudescenza delle azioni terroristiche di matrice islamica che l'anno scorso hanno provocato 187 morti e 440 feriti tra poliziotti e militari ha indotto Mosca a decidere il nuovo invio di truppe.

''Le truppe russe hanno già cominciato a partecipare ad operazioni anti terrorismo in alcune regioni del Caucaso del nord dove la situazione è più tesa. Agiscono secondo i propri programmi ma in collaborazione molto stretta con il gruppo operativo del ministero degli interni locale e i servizi segreti'', ha riferito ieri una fonte militare all'agenzia Interfax. Il regime speciale antiterrorismo, in vigore dal 1999 in Cecenia, era stato revocato nel 2006 dopo dieci anni di guerra che avevano causato oltre 50.000 morti. Mosca ritirò 20 mila militari ma ora le fonti di Interfax parlano di un ritorno al regime speciale "in diverse regioni del Caucaso del Nord". E ci sarebbero già quattro militari morti nelle operazioni in atto in Daghestan e Ingushezia. "Ultimamente la situazione si è aggravata, specialmente in Daghestan, dove le cose vanno molto male", ha commentato Pavel Felghengauer, analista presso la Jamestown Foundation, sottolineando la carenza di forze locali ma anche la perdita di esperienza negli ultimi anni delle truppe nelle operazioni contro insurrezionali e anti-terrorismo.

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