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Questo articolo è stato pubblicato il 15 ottobre 2012 alle ore 11:43.

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Il premier britannico David Cameron (LaPresse)Il premier britannico David Cameron (LaPresse)

La Gran Bretagna prende le distanze dall'Europa. Il ministro degli Interni Theresa May annuncerá oggi in Parlamento l'intenzione del Governo di "bloccare" 130 leggi europee, esercitando il diritto di "opt-out" negoziato ai tempi del Trattato di Lisbona.

Le misure europee riguardano tutte l'ordine pubblico e criminalità, come ad esempio il mandato d'arresto europeo, la cooperazione tra forze di polizia, lo scambio di dati riservati e di prigionieri, e il Governo britannico intende respingerle in blocco.

Per l'ala piú euroscettica e oltranzista del partito conservatore l'annuncio della May è il segnale di una "ritirata" da Bruxelles verso una sempre maggiore autonomia. Il ministro dell'Istruzione Michael Gove, uno stretto collaboratore del premier David Cameron, ha dichiarato ieri che è ora che la Ue «ci restituisca la nostra sovranità, altrimenti ce ne andremo». La Gran Bretagna, secondo Gove, dovrebbe essere indipendente e sovrana come la Norvegia. Il ministro della Difesa Philip Hammond ha detto che «Gove ha espresso quello che molti di noi sentono». Per molti Tories quindi l'ipotesi di un'uscita della Gran Bretagna dall'Unione non è piú remota.

L'annuncio della May è destinato a esacerbare le tensioni all'interno della coalizione di Governo, dato che i liberaldemocratici sono pro-Ue e si sono giá schierati a favore delle misure che Londra intende respingere. Il leader dei LibDem, il vicepremier Nick Clegg, ha giá fatto sapere che fará di tutto perché Londra in un prossimo futuro adotti almeno alcune delle misure-chiave dalle quali oggi si è chiamata fuori.

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