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Questo articolo è stato pubblicato il 15 ottobre 2012 alle ore 22:21.

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Al nobile, giovane, rampante ministro copione, Karl-Theodor zu Guttenberg, lo scandalo sulla tesi plagiata per il dottorato costò la poltrona nel 2011. Subito cambiò look e Paese, trasferendosi per un po' negli Stati Uniti. Oggi a Berlino ci si chiede se potrà mai toccare la stessa sorte ad una apparentemente bonaria signora di mezza età: Annette Schavan, altro esponente dell'esecutivo di Angela Merkel, e per di più responsabile proprio della Pubblica istruzione e della ricerca. Il che non lascia presagire nulla di buono circa l'esito della vicenda, s ele accuse saranno confermate.

La sua tesi di dottorato in Filosofia viene passata al setaccio da mesi nell'università di Düsseldorf. E nel weekend uno dei periti al lavoro ha rivelato al settimanale Spiegel che la ricerca - svolta ben 32 anni fa - sarebbe frutto in buona parte del «metodo tipico del plagio».

Angela Merkel si è pronunciata oggi esprimendole sostegno: «Ho piena fiducia in lei, anche se soltanto l'Accademia potrà giudicare il dottorato», ha detto la cancelliera. In campagna elettorale ormai avviata l'occasione è però fin troppo ghiotta per l'opposizione: secondo la verde Renata Künast la ministra «ha già perduto la sua credibilità» e non può mantenere la delega. Mentre la segretaria generale dell'Spd Andrea Nahles per ora si è limitata a dire che nel caso in cui fossero confermati i sospetti la Schavan dovrebbe fare un passo indietro. Proprio come fece zu Guttenberg.

Diversi colleghi di governo hanno invece espresso solidarietà alla ministra: una signora dai capelli più bianchi che brizzolati, occhialetti tondi e modi assai garbati. Lo hanno fatto ad esempio il vicecancelliere Philipp Roesler e Thomas de Maiziere (Difesa). Ha suscitato poi un certo disappunto in diversi ambienti la circostanza che il perito abbia anticipato le sue valutazioni alla stampa (allo Spiegel on line e alla Süddeuscthe Zeitung) senza seguire le regole accademiche.

La Schavan ha invece fatto sapere che potrà «prendere posizione» sul suo lavoro scientifico soltanto quando la Commissione «gliene darà l'opportunità». Stefan Rohrbacher, il consulente che ha anticipato le critiche alla tesi, ha parlato di «falle» in 60 delle 351 pagine del lavoro, (che fu scritto nel 1981, sul tema "Persona e coscienza"). Diversamente dal caso di zu Guttenberg, però, l'allora studentessa non avrebbe preso parti integrali di testo omettendo di citarne gli autori. Le viene contestato di non aver classificato le fonti in modo completo e di averne citate alcune volutamente con poca evidenza.

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