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Questo articolo è stato pubblicato il 16 ottobre 2012 alle ore 13:01.

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«Io non chiederò a D'Alema di candidarsi. Io non chiedo a nessuno di candidarsi. Io non sono quello che nomina i deputati. Io farò applicare la regola, chi ha fatto più di quindici anni, per essere candidato deve singolarmente chiedere una deroga alla direzione nazionale». Così Pier Luigi Bersani intervenendo nel forum di Repubblica.it.

La decisione sulla composizione delle liste, sottolinea Bersani, «spetta alla direzione». Credo, ha poi aggiunto, « che da qui a lì (al momento della riunione della direzione, ndr) tutto questo tema verrà risolto, si può essere protagonisti senza essere parlamentari. Detto questo, parliamo anche un attimo di Berlusconi, Gasparri, Cicchitto... Ricordiamoci che c'è gente che ne ha fatta una sola di legislatura, Scilipoti, Calearo.

Sarà ora di dare un'occhiata al tema del rinnovamento in una chiave un pochino più seria? Non vorrei che l'Onu decidesse di prendere l'italia e metterla sul lettino dello psicanalista, nessuno al mondo fa così. L'esigenza del rinnovamento c'è, sono certo della generosità di chi l'ha fatto il pd e va rispettato. Rottamare non è il caso, cambiare sì».

Nei suoi interventi, Bersani ha toccato anche due fronti delicati: riforma delle pensioni e legge di Stabilità. Riferendosi a quest'ultima, il segretario del Pd ha spiegato che «Se le norme sulla scuola escono così, per noi non sono accettabili. Dopo di che se non c'é la fiducia c'é il parlamento e ci si può lavorare». Quelle previste dalla legge di Stabilità «Sono misure prese di punto in bianco, che mettono gli insegnanti allo sbaraglio e chiudono la strada a un sacco di precari. Nell'insieme la logica non tiene».

Quanto alla riforma Fornero, Bersani ha usato parole rassicuranti ma ha confermato la richiesta di modifiche: «Non voglio agitare il mondo dicendo che vogliamo toccare la riforma delle pensioni. Ma é ragionevole che il paese che ha fatto di più in Europa sulle pensioni, sia legittimato a perfezionare il meccanismo a parità di risparmio, per esempio per consentire elementi di invecchiamento attivo e di flessibilità». Così com'è, ha concluso, « il meccanismo é un po' troppo secco. Noi non vogliamo sbaraccare i conti, ma perfezionare la riforma sì».

La prima defezione
«Dodici anni in Parlamento sono un'infinità, specie se penso agli ultimi 4 passati a pigiare bottoni a comando». Queste le parole con cui Arturo Parisi, deputato Pd intervenuto a Zapping 2.0 su Rai Radio Uno, ha
annunciato la sua decisione di non ricandidarsi alle prossime elezioni.

«La mia esperienza parlamentare é sicuramente conclusa», ha spiegato l'ex ministro della Difesa del governo Prodi e tra i fondatori dell'Ulivo. E sul cammino intrapreso dalla riforma della legge elettorale, l'ex promotore di
referendum e riforme istituzionali ha dichiarato: «Una sola parola: vergogna. Perché solo ora si sta affrontando un tema la cui discussione é stata avviata ben 13 mesi fa. Napolitano, poi, con le sue dichiarazioni di incitamento non fa altro che rallentare il cammino, più che paletti quelli messi da Napolitano sono palate»

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