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Questo articolo è stato pubblicato il 17 ottobre 2012 alle ore 06:39.

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ROMA
Alla vigilia del voto di fiducia sul ddl anticorruzione e del viaggio di Mario Monti a Bruxelles, da via Arenula trapelano alcuni dati sulle ricadute della riforma sui processi in corso per il reato di concussione visto che, nell'ipotesi di «induzione», è stato non solo riscritto ma ne è stata anche ridotta la pena (da 12 a 8 anni) e quindi la prescrizione (da 15 a 10). Dal 2009 ad oggi, ogni anno sono riusciti ad arrivare in Cassazione circa un centinaio di processi per questo reato (109 nel 2009, 121 nel 2010, 142 nel 2011, 90 fino a settembre 2012) e ne sono stati decisi poco meno (con una percentuale di prescrizioni che va dallo 0,70 al 7,6%) cosicché ora al Palazzaccio ne risultano pendenti 75. Ma il ministro della giustizia ha anche chiesto (a Tribunali e Corti d'appello, oltre che alla Cassazione) quanti di questi processi riguardino l'ipotesi dell'«induzione» e quanti quella della «costrizione» (le due condotte oggi sono riunite nel medesimo articolo 317 del Codice penale, mentre con la riforma saranno separate e distinte). La risposta della Cassazione è stata: 50 e 50.
Il dato è per certi versi clamoroso e inaspettato, poiché, a sentire i magistrati che si occupano di reati contro la pubblica amministrazione, di concussioni per «costrizione» (quando il pubblico ufficiale ricorre a una violenza o a una minaccia esplicita) se ne vedono poche mentre assai più numerose sono quelle per «induzione» (quando il pubblico ufficiale, con una condotta subdola, strisciante, artificiosa, determina una persona a fare scelte che altrimenti non farebbe). In ogni caso, per clamoroso e inaspettato che sia (e forse discutibile per i criteri con cui è stato ricavato), il dato conferma che almeno la metà dei processi in corso per concussione subirà contraccolpi - lievi o micidiali, a seconda dei casi - con l'entrata in vigore della riforma. Poco importa (anche se non è proprio secondario) che molti di questi processi per «induzione» riguardino politici di ogni colore (Berlusconi, Penati, Mastella, Del Turco, Papa ecc) e poco importa, anche, se qualcuno rinuncerà alla prescrizione o sarà assolto in primo grado. Ci sarà comunque un contraccolpo sui processi in corso che - vista l'emergenza-corruzione a livello nazionale e l'attenzione internazionale su questo fronte - giustifica l'allarme di alcuni magistrati affinché le nuove norme non complichino di più il corso della giustizia.
Il tema non appassiona la maggioranza, che anzi lo ha rimosso, blindando il testo. E i dati potrebbero essere addirittura letti in chiave minimalista, se oggi la Severino ne parlerà in Senato. A questo punto, qualunque sia la valutazione dell'impatto, il ddl viaggia veloce verso l'approvazione. E domani viaggerà anche nella tasca del premier Mario Monti diretto a Bruxelles, per dimostrare all'Europa che la riforma si farà. Ieri Pier Carlo Padoan, capo economista e vicesegretario generale dell'Ocse ha ribadito che le riforme strutturali che il governo italiano sta mettendo in campo, una volta dispiegati tutti i loro effetti potrebbero aumentare il Pil dell'Italia fino a 4 punti percentuali in 5 anni, ma ha aggiunto che «quei benefici potrebbero essere in gran parte vanificati se allo stesso tempo non ci sarà un significativo successo nella lotta alla corruzione». Cioè anche nelle aule giudiziarie.
È probabile che oggi il governo chieda tre fiducie sul ddl: una sulla parte della prevenzione, la seconda sugli incarichi «fuori ruolo» delle toghe e sull'incandidabilità, la terza sulla parte penale. Sui magistrati «fuori ruolo» in tarda serata si è raggiunto un accordo che tra l'altro prevede in alcuni casi un delega al governo. Ieri Severino ha fatto sapere che che il reato di voto di scambio non entrerà nel ddl perché bisogna evitare interventi «sull'onda dell'emozione», ma lei si impegna a prendere in considerazione, e «a proporre al governo», un decreto legge prima delle elezioni. E che sul falso in bilancio (su cui ieri il segretario del Pd Bersani aveva parlato di «un'iniziativa del governo» ad horas) «l'urgenza è condivisa» ma è bene non infilare nel ddl anticorruzione «troppe cose».
Quanto ai dati sui processi in corso per concussione, per distinguere le «induzioni» dalle «costrizioni» si è dovuto far riferimento (vista anche la ristrettezza dei tempi) ai capi di imputazione e non al merito, cioè alle condotte accertate in concreto. Ciò aiuta a spiegare perché l'ordine di grandezze risulta uguale, mentre nelle aule di giustizia non lo è.
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I PROCESSI

Il reato di concussione
I processi per concussione pendenti in Cassazione sono più numerosi di quelli per corruzione perché, avendo una pena più alta, si prescrivono in un arco di tempo maggiore mentre gli altri si prescrivono prima
Il trend
A fine 2008 ne erano pendenti 137; nel 2009 ne sono arrivati 109 e ne sono stati smaltiti 152. Nell'anno successivo ne sono giunti 121 e a fine 2010 erano 114. Nel 2011 i sopravvenuti sono stati 142 e ne sono stati decisi 166
Ai 90 pendenti a fine anno se ne sono aggiunti altrettanti nei primi nove mesi del 2010 e poiché ne sono stati decisi 105 (8 le prescrizioni) ne restano 75 dei quali il 50% riguarderebbe condotte di «induzione» (questa ulteriore selezione è stata fatta sulla base del solo capo di imputazione e non del merito).

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