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Questo articolo è stato pubblicato il 18 ottobre 2012 alle ore 06:39.
PARIGI. Dal nostro corrispondente
Nasce anche in Francia, sull'esempio della tedesca Kfw (che esiste, va ricordato, dal 1948), una banca pubblica incaricata di sostenere e accompagnare la nascita e la crescita delle piccole e medie imprese. Dopo aver varato una Finanziaria tutta tasse, con un prelievo fiscale straordinario di 10 miliardi a carico delle aziende, ed essere quindi accusato di un atteggiamento anti-imprenditoriale, il Governo ha varato ieri la Banque publique d'investissement (Bpi). Che dovrebbe essere approvata in Parlamento entro la fine dell'anno e diventare operativa all'inizio del 2013. Come aveva effettivamente promesso il presidente François Hollande in campagna elettorale.
Dotata di un capitale di 20 miliardi, e di una potenza di fuoco pari al doppio di questa cifra (20 miliardi di prestiti, 12 di garanzie sulle linee di credito presso il sistema bancario e 10 miliardi in cinque anni per finanziare l'acquisizione di partecipazioni), la Bpi sarà controllata in maniera paritaria dallo Stato e dalla Cassa depositi e prestiti (Cdc). Per rifinanziarsi potrà contare sui 10 miliardi che arriveranno dal raddoppio di un libretto di risparmio esentasse.
A presiederla, come previsto, sarà il direttore generale della Cdc (ed ex numero uno della Consob francese) Jean-Pierre Jouyet. Mentre il direttore, il responsabile operativo, sarà, a sorpresa, Nicolas Dufourcq. Una sorpresa decisamente positiva. Fino a martedì sera la candidatura più accreditata era infatti quella dell'ex amministratore delegato del colosso nucleare Areva, Anne Lauvergeon. Ma, senza nulla togliere alle capacità di quest'ultima, avrebbe avuto il sapore di una nomina più politica, un posto di rilievo per una manager vicina ai socialisti che il precedente Governo di destra aveva sostituito.
Nessun'ombra invece su Dufourcq, 49 anni, che a France Télécom ha inventato Wanadoo e che dal 2004 è il brillante cfo di Cap Gemini.
Nella Bpi confluiranno tre realtà già presenti a vario titolo e con missioni diverse, non prive di sovrapposizioni, nel settore del finanziamento pubblico alle piccole imprese: Oséo, più attiva a livello territoriale, il Fondo strategico d'investimento (Fsi) creato da Nicolas Sarkozy, e le attività di sostegno alle Pmi della Cdc.
Se l'obiettivo strategico della Bpi, secondo l'ambizioso progetto di Hollande, è «la ricostruzione della politica industriale del Paese», quello più reale e concreto è di rimediare alle crescenti difficoltà delle piccole e medie imprese nell'ottenere credito dalle banche commerciali. E quello di muoversi con la logica dell'investitore di lungo periodo, non influenzato nelle sue scelte e nelle sue decisioni dall'esigenza di creare valore in tempi brevi per l'azionista, com'è spesso tipico dei fondi.
Il ministro dell'Economia Pierre Moscovici ha spiegato che il suo compito sarà quello di concedere prestiti a tassi vantaggiosi, offrire garanzie alle banche "tradizionali" e acquisire quote di capitale. Con l'occhio rivolto soprattutto alle aziende con elevato potenziale di innovazione e di esportazione e alle filiere industriali considerate strategiche. Cercando di aiutare le aziende a crescere, per arricchire la fascia di medie imprese che tanto mancano alla Francia. Per le aziende il grande vantaggio rispetto alla situazione attuale, oltre alla maggiore disponibilità finanziaria della Bpi, sarà quello di avere un interlocutore unico con cui affrontare le diverse esigenze.
A chi teme l'eccessiva centralizzazione della nuova realtà e un appesantimento burocratico, Moscovici risponde garantendo che «il 90% delle decisioni verrà presa a livello locale». Le Regioni avranno peraltro due posti in consiglio di amministrazione. Così come il ministro ha escluso l'utilizzo della Bpi per salvataggi motivati da ragioni politiche. Un impegno che certo andrà verificato sul campo.
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