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Questo articolo è stato pubblicato il 19 ottobre 2012 alle ore 06:40.

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Il Pdl prova a resistere al vento della rottamazione che dopo il Pd soffia forte anche nel popolo delle libertà. Dal segretario Angelino Alfano in giù tutti si schierano contro Daniela Santanchè, la fedelissima dell'ex premier Berlusconi, che ha deciso da un paio di giorni di indossare i panni della rottamatrice: «È un mondo finito e il partito va azzerato. Devono dimettersi tutti, a partire da Alfano», ha ribadito ancora ieri sul «Foglio».

Un ennesimo fulmine a ciel sereno – dietro al quale sembra nascondersi in realtà uno scontro vero e proprio tra Berlusconi e il gruppo dirigente pidiellino – che ieri ha fatto il miracolo di ricompattare almeno i quattro quinti del partito: da Gaetano Quagliariello che si è chiamato fuori da questa possibile «deriva» del Pdl a Osvaldo Napoli che ha invitato la Santanchè a «mettere in moto il cervello prima della lingua» fino a Fabrizio Cicchitto contrario a una «improbabile palingenesi fatta non si sa bene da chi». Ma c'è soprattutto la reazione del segretario Alfano che ieri ha accusato l'ex sottosegretario di avere una «linea sfascista» assolutamente «inconciliabile» con la sua. Un'accusa a cui la Santanchè ha replicato immediatamente ricordando ad Alfano di aver «preso un partito che era al 22-24%, mentre oggi i sondaggi dicono che naviga intorno al 15%».

La tensione ieri è stata alimentata ancora di più dal sospetto che dietro le parole della Santanchè ci sia il placet del Cavaliere che l'avrebbe armata contro il partito. Un sospetto non dissipato neanche dalla presa di distanza, arrivata ieri sera dopo un lungo pressing, per bocca del portavoce Paolo Bonaiuti: «Le parole della signora Santanchè non esprimono affatto il pensiero di Berlusconi», ha spiegato.

Ma la smentita, per quanto richiesta, difficilmente basterà a placare gli animi. Anche perché dietro questo ulteriore innalzamento del livello della tensione ci sarebbe in realtà un aspro braccio di ferro in corso da giorni tra Silvio Berlusconi e il suo ex delfino, Angelino Alfano, designato alla guida di un partito ormai sempre più in bilico tra crisi di identità e implosione. Con i suoi fedelissimi l'ex Guardasigilli si sarebbe lasciato andare ad un lungo sfogo condividendo le preoccupazioni del resto del gruppo dirigente rispetto alla linea scelta dal Cavaliere. Che ufficialmente decide di tenersi fuori da ogni bega di partito, salvo poi far filtrare commenti o dettare la propria linea in contrasto con quanto sceglie di fare il partito.

Il piano del Cavaliere del resto è ormai noto a tutto il vertice del partito, separare le strade lasciando alla classe dirigente quel che rimane del Pdl e dar vita ad un proprio progetto con gente nuova e soprattutto con pochi politici. Alla Camera, per esempio, alcune "fedelissime" capeggiate da Michaela Biancofiore stanno mettendo in piedi una lista di "buoni e cattivi", con l'obiettivo addirittura di arrivare alla costituzione di un nuovo gruppo. E proprio Biancofiore ieri è stata l'unica a uscire allo scoperto per difendere la Santanchè.

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