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Questo articolo è stato pubblicato il 20 ottobre 2012 alle ore 18:17.

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Farsi ascoltare dal mondo della politica e rivendicare la qualità del proprio lavoro: sono chiare le richieste del mondo delle professioni riunito a Trento per la prima tre giorni del Festival delle professioni. Una kermesse che si è chiusa con un bilancio di oltre 5mila visitatori che, insieme a 1.500 tra universitari e studenti, hanno partecipato a una ventina di incontri promossi dai 21 ordini professionali con oltre 50 relatori del mondo delle professioni locale e nazionale. A dettare l'agenda del dibattito di questo primo Festival il confronto interno fra i professionisti, che nella giornata conclusiva ha toccato alcuni tra i temi più urgenti per le categorie. «Credo che le professioni oggi si trovino di fronte alla grande sfida di contribuire alla ripresa dell'economia italiana e in questa sfida possono giocare un ruolo fondamentale», ha commentato Martone.

Il settore degli ordini e collegi professionali, 27 in tutto, rappresenta un bacino occupazionale di 2,1 milioni di professionisti, di cui il 50% sono sotto i 45 anni e produce complessivamente il 15,1% dell'intero Pil nazionale». Martone ha poi citato il lavoro del Governo per favorire la concorrenza e la libertà d'impresa: «Basti ricordare gli interventi previsti dal decreto Liberalizzazioni o il regolamento di delegificazione in materia di professioni regolamentate, su cui come già per gli altri interventi si è registrata la positiva collaborazione degli Ordini, con il quale si è voluto dare attuazione alle previsioni del decreto legge dell'agosto 2011 che individuava una finestra di dodici mesi per gli interventi di riforma degli ordini professionali».

Ma proprio sul confronto con il governo e le parti politiche e sui contenuti della riforma si è accesso il fuoco di fila durante il Festival. «Chi non conosce il mondo dei professioni sono proprio gli stessi politici che decidono per loro», ribatte Paolo Pasqualis del Consiglio nazionale del Notariato che ha partecipato alla tavola rotonda finale insieme a Carla Broccardo del Consiglio nazionale forense, Giancarlo Moretti del consiglio nazionale periti agrari, Gaetano Penocchio, presidente nazionale dei medici veterinari, Fausto Savoldi, presidente nazionale del consiglio dei geometri e Andrea Sisti, presidente del Consiglio nazionale dottori agronomi e dottori forestali.

I professionisti respingono anche le accuse che l'opinione pubblica rivolge alla categoria: «Lo stereotipo della casta è lontano dalla realtà – spiega Franco Frison, segretario del Consiglio nazionale architetti –. In Italia i professionisti in tutti i settori sono un numero spropositato rispetto alla media degli altri Paesi. Più che liberalizzare l'accesso alla professione occorre programmarla e agire invece sui problemi davvero importanti: il controllo della qualità professionale e la fedeltà fiscale. E quanto ai rapporti interni alle nostre categorie, occorre essere coesi, non soltanto verso l'interno ma anche verso l'interlocutore politico e i cittadini. Senza cadere nei tranelli della politica, che spesso riesce a inserirsi negli ambiti di nostra competenza».

«Gli avvocati e tutti i professionisti in generale si trovano oggi a lavorare con pochi strumenti e pochi mezzi – ha aggiunto Carla Broccardo del Consiglio nazionale forense – ma si trovano comunque ad essere protagonisti di una battaglia per modernizzare il sistema della giustizia, non soltanto in termini quantitativi. Il problema non è tanto nella quantità delle leggi ma della loro qualità e chiarezza».

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