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Questo articolo è stato pubblicato il 21 ottobre 2012 alle ore 20:42.

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Meno risorse che escono dalle casse dell'Inps per il pagamento delle pensioni, soldi che vengono risparmiati dall'ente di previdenza per garantire l'equilibrio dei suoi conti, dopo un'incorporazione - quella dell'ex Inpdap - che ha visto l'istituto della previdenza pubblica "portare in dote" all'Inps 5,8 miliardi di passivo di gestione (e dieci miliardi di disavanzo patrimoniale). L'Inps è succeduto in tutti i rapporti attivi e passivi dell'istituto soppresso.

Crollano le nuove pensioni
Gli italiani vanno in pensione sempre più tardi. Nei primi nove mesi dell'anno il numero dei nuovi trattamenti è crollato del 35,5% rispetto allo stesso periodo del 2011. Insomma, tra gennaio e settembre i nuovi assegni liquidati dall'Inps, compresi quelli dell'ex Inpdap, sono stati 199.555 con un calo del 35,5% rispetto ai 309.468 dello stesso periodo del 2011. Non solo: tra i lavoratori privati sale in poco tempo di circa un anno l'età media di coloro che vanno in pensione.

Non ci sono ancora gli effetti della riforma Fornero
Il tutto avviene senza che ancora siano manifesti gli effetti della riforma Fornero. Gli effetti di quest'ultima riforma previdenziale, infatti, si avvertiranno dal 2013 quando si esauriranno la gran parte delle uscite con le vecchie regole (chi ha raggiunto i requisiti entro il 2011 e poi ha atteso le finestre). Ora, considerato che la riforma Fornero prevede misure come l'innalzamento dell'età per la pensione di vecchiaia o disincentivi per chi chiede la pensione anticipata prima dei 62 anni, si può ipotizzare già da oggi che la tendenza attuale - il calo dei nuovi assegni - venga confermata anche nei prossimi anni.

Dallo scalino Damiano alla finestra mobile di Sacconi
A frenare la corsa alle pensioni è dunque l'effetto combinato di due norme. La prima è quella sullo "scalino", introdotta dal ministro del governo di centro-sinistra Cesare Damiano: è stato previsto per il 2011 per la pensione di anzianità con le quote (da 59 a 60 anni l'età minima a fronte di almeno 36 anni di contributi). La seconda è quella della cosiddetta "finestra mobile" (12 mesi di attesa per i dipendenti, 18 per gli autonomi una volta raggiunti i requisiti), prevista questa volta dalla riforma del ministro di centro-destra Maurizio Sacconi. «I numeri confermano - sottolinea il presidente dell'Inps Antonio Mastrapasqua - che il sistema è in sicurezza. Le riforme fatte stanno dispiegando i loro effetti con risultati positivi sulla finanza pubblica».

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