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Questo articolo è stato pubblicato il 21 ottobre 2012 alle ore 19:50.

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(Afp)(Afp)

Una grande gioia. Ma anche stupore ed infine indignazione. Per una storia che ha dell'incredibile (e che in Italia non sarebbe potuta accadere). Quella di Carina Melchior, ventenne danese, cha alla vita è rimasta aggrappata con le unghie e con i denti dopo un gravissimo incidente stradale: proprio mentre i medici stavano per "staccare la spina", pronti ad espiantare i suoi organi, la ragazza ha aperto gli occhi e ha sorriso. Carina oggi è in fase di recupero, cammina, parla e per il futuro ha le idee chiarissime: «Voglio fare la graphic designer e tornare a montare il mio cavallo, Mathilda, come si deve».

Ma la sua storia colpisce al cuore l'intera Danimarca che s'interroga sulle responsabilità dei medici e della struttura ospedaliera di Aarhus (seconda città del Paese) che - stando al resoconto dei media - stavano per dichiarare la morte cerebrale un attimo prima che la ragazza si svegliasse. E i quesiti, i timori, l'impatto sull'opinione pubblica è stato tale da indurre il governo danese a rivedere le linee guida che regolano i trattamenti di fine-vita.

"La ragazza che non voleva morire" è il titolo di un documentario che racconta la storia di Carina: nell'ottobre dell'anno scorso - riferisce il giornale inglese Daily Mail - il devastante scontro con la sua auto. Dalle lamiere era stato estratto un corpo dilaniato con pochissime speranze di sopravvivenza. Per tre giorni i genitori avevano sperato, poi la sua attività cerebrale aveva cominciato a rallentare facendo prevedere il peggio. È a quel punto che i medici hanno contattato la famiglia, hanno illustrato loro la situazione paventando la morte cerebrale di Carina (ma senza dichiararla in quel momento). A quel punto la famiglia acconsentì alla donazione degli organi.

Il padre di Carina: i medici avevano rinunciato troppo in fretta
I camici bianchi «avevano rinunciato troppo in fretta perché volevano un donatore», ha detto, pieno di rabbia, il padre di Carina, Kim, al giornale danese Ekstra Bladet. L'avvocato dei Melchior ha spiegato che ancora oggi i genitori di Carina si chiedono se i medici volessero uccidere la loro figlia e hanno chiesto i danni all'ospedale. «Si tratta di un trauma enorme - ha spiegato il legale - sia per la ragazza che per i suoi genitori, i quali erano convinti che non ci fosse altro da fare e per questo avevano acconsentito alla donazione degli organi».

I camici bianchi: comunicazione errata
I medici tuttavia si difendono ridimensionando l'episodio ad un esempio di «comunicazione errata tra medici e pazienti» e per questo hanno presentato le loro scuse. Ma respingono le accuse dei genitori di Carina.

«Da un punto di vista medico non sono stati commessi errori - ha spiegato un medico danese contattato dal Daily Mail -. Per la ragazza non è mai stata dichiarata la morte cerebrale. Al contrario, agendo in questo modo i medici le hanno salvato la vita. Ma questa storia dimostra quanto sia importante la comunicazione tra medici e pazienti: se il personale medico si fosse espresso in maniera diversa, i genitori non si sarebbero sentiti raggirati».


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