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Questo articolo è stato pubblicato il 22 ottobre 2012 alle ore 13:30.

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Veduta esterna dello stabilimento siderurgico Ilva di Taranto. (ANSA / RENATO INGENITO)Veduta esterna dello stabilimento siderurgico Ilva di Taranto. (ANSA / RENATO INGENITO)

TARANTO - Sono dati choc quelli che il ministro Renato Balduzzi presenta a Taranto e fotografano senza ombre quanto l'inquinamento industriale e dell'Ilva in particolare incida pesantemente sulla salute della popolazione locale. In particolare, ha precisato Balduzzi nei quartieri di Tamburi, Borgo, Paolo VI e nel comune di Statte. In base all'aggiornamento dello studio Sentieri condotto dall'istituto superiore di Sanità, nel periodo 2006-2007 Taranto registra per le malattie gravi un aumento del 30 per cento di tutti i tumori per gli uomini e del 20 per cento per le donne.

«I dati sui tumori e la mortalità impongono un programma straordinario per la prevenzione dei rischi ambientali e la protezione salute della popolazione», ha dichiarato il ministro dell'Ambiente Corrado Clini, commentando i dati del rapporto Sentieri su Taranto.

Il Rapporto «Ambiente e salute a Taranto: evidenze disponibili e indicazioni di sanità pubblica» è stato presentato in conferenza stampa all'Ospedale SS. Annunziata della città pugliese. Sono intervenuti anche i responsabili dello studio, promosso dal Ministero della Salute e coordinato dall'Istituto Superiore di Sanità.

Colpiscono soprattutto i dati più dettagliati: per gli uomini +50 per cento di tumore maligno del polmone, +100 per cento di mesotelioma e di tumori maligni del rene, +30 per cento di tumore alla vescica, +40 per cento di tumore maligno del fegato. Nelle donne, invece, abbiamo +24 per cento di tumori al seno, +48 per cento del polmone, +75 per cento del fegato.

Analizzando invece la mortalità, sempre nello stesso periodo, le donne a Taranto registrano un eccesso dell'8 per cento della mortalità per tutte le cause e del 13 per cento per tutti i tumori. Gli uomini, invece, 14 per cento di mortalità in più per tutti i tumori, malattie circolatorie e per tutte le cause, mentre per i tumori polmonari esiste un 33 per cento in più e addirittura un 419 per cento in più per il mesotelioma pleurico (nelle donne, invece, il mesotelioma pleurico provoca un aumento del 211 per cento di decessi).

«Questo quadro è coerente con quanto emerso dai precedenti studi descrittivi ed analitici di mortalità e morbosità, in particolare la coorte dei residenti a Taranto nella quale, anche dopo avere considerato i determinanti socio- economici, i residenti nei quartieri di Tamburi, Borgo, Paolo VI e nel comune di Statte mostrano una mortalità e morbosità più elevata rispetto alla popolazione di riferimento, in particolare per le malattie per le quali le esposizioni ambientali presenti nel sito possono costituire specifici fattori di rischio».

Come se non bastasse già questo quadro impressionante, gli esperti dell'Istituto superiore di Sanità che affiancano il ministro, forniscono altri dati. Uno spicca su tutti: a Taranto la mortalità infantile nel primo anno di vita è superiore del 20 per cento rispetto al resto della Puglia.

«Non abbiamo certezza assoluta - dicono gli esperti dell'Istituto superiore di Sanità - sul nesso fra inquinamento, malattie e decessi, ma l'analisi degli studi e dei dati precedenti e anche la stessa letteratura scientifica, determina una forte suggestione che ci porta a evidenziare nella componente ambientale una delle cause principali».

«Sorpreso di questi dati? Un pochino sì - confessa il ministro Balduzzi -. Noi, però, questi dati non li abbiamo nascosti ma portati al tavolo per l'Autorizzazione integrata ambientale dell'Ilva e chiesto che le prescrizioni sanitarie venissero combinate a quelle ambientali. Siamo stati ascoltati, nel senso che quello che abbiamo chiesto è stato recepito nell'Aia. Entro un anno, quindi, bisognerà fare un riesame della stessa Aia e vedere se e come la situazione sta cambiando. La mia sensazione è che si debba fare di più». E in un incontro successivo con l'arcivescovo di Taranto, Filippo Santoro, Balduzzi sottolinea: «Io non appartengo a quella linea di pensiero che guarda con sospetto alla magistratura. Tutt'altro. Io guardo con fiducia alla magistratura».

Balduzzi giudica quindi Taranto come possibile punto di svolta rispetto a situazioni analoghe presenti nel resto del Paese, nel senso che, da ora in poi, la linea da seguire dovrà essere la valutazione ambientale strettamente intrecciata con quella della salute delle popolazioni interessate. Due intanto le azioni che Balduzzi mette in campo: un monitoraggio sanitario «sull'efficacia delle prescrizioni» (analizzando l'aspetto ambientale, il biomonitoraggio e la sorveglianza epidemiologica) ed un piano di prevenzione «generalizzata«. Il primo fa parte dell'Aia all'Ilva, il secondo, invece, dovranno attuarlo ministero della Salute, Regione e Aal di Taranto.

Unanimi le reazioni del mondo ambientalista tarantino: i dati di Balduzzi confermano le nostre denunce sulla pericolosità dell'inquinamento prodotto dall'Ilva. Il presidente nazionale di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza, chiede che i dati di Balduzzi siano uniti a quelli della valutazione del danno sanitario, introdotto in Puglia con una legge regionale del luglio scorso, e orienti le stesse prescrizioni dell'Aia.

In una nota ufficiale, l'Ilva rileva che «I dati dello studio "Sentieri" esposti lunedì dal Ministro Balduzzi richiedono un'attenta e approfondita analisi. Da una prima lettura emerge una fotografia che rappresenta un passato legato agli ultimi 30 anni e non certo il presente».

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