Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 22 ottobre 2012 alle ore 20:45.

My24

A poche ore dalla sentenza del Tribunale dell'Aquila che ha condannato a sei anni i membri della commissione Grandi Rischi, il mondo accademico fa quadrato intorno agli scienziati. Ed è già polemica. «Una condanna durissima, e ciò che preoccupa sono le conseguenze che tale pronunciamento potrà avere», commenta il direttore dell'Istituto di geoingegneria del Cnr, Paolo Messina. «Non vorrei passasse il messaggio che i terremoti si possono prevedere, perchè ciò è impossibile». «Allora, in linea di principio - conclude lo scienziato - bisognerebbe evacuare l'intera popolazione ad ogni scossa?».
Si creerebbe così «una situazione assurda dal momento che - ribadisce lo specialista - il presupposto, valido in tutto il mondo, è che, ad oggi, i terremoti non possono essere previsti».

Maiani (Ingv): è la morte del servizio prestato dagli accademici
È deciso e senza mezzi termini anche il commento alla sentenza del processo dell'Aquila da parte del fisico Luciano Maiani, attuale presidente della commissione Grandi rischi.«È la morte del servizio prestato dai professori e dai professionisti allo Stato», dichiara. Secondo Maiani, la sentenza, che prevede la condanna anche del vice capo dipartimento della protezione civile, del direttore dell'ufficio rischio sismico della protezione civile e del direttore pro-tempore del centro nazionale terremoti dell'Ingv, «costituisce un precedente, in grado di condizionare in modo determinante il rapporto tra esperti scientifici e decisori, non solo nel nostro Paese».

Lo sottolinea in una nota lo stesso istituto nazionale di geofisica e vulcanologia che esprime «tutto il suo rammarico e la sua preoccupazione» per la sentenza di primo grado e sottolinea che il pensiero «va ancora una volta alle vittime del terremoto e ai loro parenti: sappiamo che nessuna sentenza potrà mai ricompensare gli affetti perduti».

Ingv: quale scienziato vorrà esprimere la propria opinione?
Secondo l'Ingv la sentenza di condanna dell'Aquila rischia, infatti, «di compromettere il diritto/dovere degli scienziati di partecipare al dialogo pubblico tramite la comunicazione dei risultati delle proprie ricerche al di fuori delle sedi scientifiche, nel timore di subire una condanna penale. Quale scienziato - si chiedono - vorrà esprimere la propria opinione sapendo di poter finire in carcere?». «Da oggi - spiega l'istituto - sarà molto difficile comparire in pubblico a parlare dell'attività sismica in atto in Italia, con la possibilità che i ricercatori possano essere denunciati per qualche omissione o per procurato allarme».

I ricercatori: non si può condannare la scienza
«Siamo particolarmente colpiti dalla sentenza dell'Aquila - proseguono i ricercatori - perché rischia di minare uno dei cardini della ricerca scientifica: quello della libertà d'indagine, di discussione aperta e trasparente e di condivisione dei risultati, fattori imprescindibili del progresso scientifico. Condannare la scienza - aggiungono - significa lasciare il campo libero a predicatori che millantano di sapere prevedere i terremoti, rinunciando di fatto al contributo di autorevoli scienziati».

Secondo quanto affermato dalla letteratura scientifica internazionale - ribadisce inoltre l'Ingv - allo stato attuale «è impossibile prevedere in maniera deterministica un terremoto. Di conseguenza, chiedere all'Ingv di indicare come, quando e dove colpirà il prossimo terremoto non solo è inutile, ma è anche dannoso perché alimenta in modo ingiustificato le aspettative delle popolazioni interessate da una eventuale sequenza sismica in atto».

«L'unica efficace opera di mitigazione del rischio sismico - ricorda l'istituto - è quella legata alla prevenzione, all'informazione e all'educazione della popolazione in cui istituzioni scientifiche, protezione civile e amministrazioni locali devono svolgere, in modo coordinato, ognuna il proprio ruolo». Per questo motivo l'Ingv collabora con il Dipartimento di Protezione Civile e la Commissione Grandi Rischi (l'organo di consulenza della Protezione Civile) svolgendo la sua attività tecnico-scientifica in materia di informazione, educazione, previsione e prevenzione delle varie situazioni di rischio. «Questo è quanto successo anche nel caso del tragico terremoto dell'Aquila, ed è quanto succede quotidianamente in tutte le situazioni che presentano profili di rischio. Ma l'opera di prevenzione deve passare necessariamente attraverso la riduzione della vulnerabilità degli edifici».

I geologi: la sentenza mette sotto accusa tutti gli scienziati
Scende in campo anche il presidente del Consiglio dei geologi, Gianvito Graziano. Se la sentenza del giudice del tribunale dell'Aquila, «dovesse riguardare la mancata previsione del sisma, ciò significherebbe mettere sotto accusa l'intera comunità scientifica che, ad oggi, in Italia e nel mondo, non ha i mezzi per poter prevedere i terremoti».

«Da oggi sarà molto difficile comparire in pubblico per parlare dell'attività sismica in atto in Italia, con la possibilità che i ricercatori possano essere denunciati per qualche omissione o per procurato allarme». Così afferma Stefano Gresta, presidente dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. «Siamo particolarmente colpiti dalla sentenza dell'Aquila, perché rischia di minare - dice Gresta - uno dei cardini della ricerca scientifica: quello della libertà d'indagine, di discussione aperta e trasparente e di condivisione dei risultati, fattori imprescindibili del progresso scientifico».

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi