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Questo articolo è stato pubblicato il 23 ottobre 2012 alle ore 17:00.

«Oggi gli avvocati riscrivono la storia». Il presidente dell'Ordine degli avvocati di Napoli, Francesco Caia, galvanizza la folla, composta dai circa 3mila avvocati, che hanno aderito alla giornata di astensione dalle udienze e partecipato al corteo che ha attraversato il centro della Capitale, da piazza della Repubblica fino a piazza Santi Apostoli. Però nella storia "riscritta" oggi c'è qualcosa di già visto. La base riunita a piazza Santi Apostoli ha duramente contestato il presidente dell'Organismo unitario dell'avvocatura Maurizio de Tilla, impedendogli di prendere la parola, evidenziando ancora una volta le difficoltà della base a dialogare con la sua rappresentanza sia quella istituzionale sia quella sindacale.

Nodo rappresentanza
Stavolta è toccato al presidente dell'Oua, ma al congresso del Consiglio nazionale forense di Bari, si porrà il problema della rappresentanza a 360 gradi. Un argomento che verrà anticipato già nel prossimo fine settimana a Napoli nel corso del congresso dei giovani avvocati. «Chiederemo a gran voce l'elezione diretta dei rappresentanti, il nostro slogan è un "avvocato un voto" - afferma il presidente dell'Aiga Dario Greco - vogliamo una nuova governance e nuove regole per l'elettorato attivo e passivo». Ma c'è divergenza anche sui motivi della dissociazione. Per qualcuno la colpa del presidente de Tilla è quella di dialogare ancora con il ministro della Giustizia Paola Severino, per altri non vanno bene invece i temi del confronto. «Noi dei piccoli studi non ci sentiamo rappresentati in primo luogo dal Consiglio nazionale forense ma neppure dell'Oua - spiega Francesco Rella del Foro di Roma - i nostri problemi non sono quelli di cui si discute, certamente non mi appassiona né mi preoccupa la battaglia sul socio di capitale».

Arretrato, le condizioni per il recupero
Eppure il presidente dell'Oua nel pomeriggio incontra il Guardasigilli per parlare di argomenti che dovrebbero stare a cuore a tutti: l'accesso e lo smaltimento dell'arretrato civile. Problemi la cui soluzione sembra lontana. Sul numero programmato all'università, voluto dagli avvocati e da via Arenula, manca il consenso del ministero dell'Università. Mentre la collaborazione degli avvocati e dei magistrati per lo smaltimento dell'arretrato civile è sottoposta a una serie di condizioni, più o meno compatibili con il progetto stesso. Da una parte i magistrati sono contrari al reclutamento della magistratura onoraria, che comporta il rischio di una stabilizzazione degli organici arruolati ad hoc; dall'altra, gli avvocati chiedono come contropartita l'impegno a far approvare il loro Statuto unito alla garanzia del pagamento di un compenso, per gli avvocati che collaboreranno, pari a quello dei giudici di primo accesso. Condizione di non poco conto in un momento in cui il piatto della giustizia "piange" al pari degli altri.

Tra protesta e proposta
Per i legali che hanno aderito alla manifestazione è comunque scaduto il tempo del dialogo. «Fino ad oggi siamo stati troppo civili - spiega il consigliere dell'Ordine di Palermo Marina Vajana - e come risposta ci hanno trattato come cialtroni. L'unica strada per farsi ascoltare è la piazza». Sulla stessa lunghezza d'onda anche la collega Anna Maria Introini «La maggior parte degli avvocati non capisce neppure che cosa i loro rappresentanti abbiano fatto ci basta guardare i risultati. A Bari ne vedremo delle belle». Non si sconvolge il presidente De Tilla, che crede nella doppia formula della protesta unita alla proposta e prende le distanze dai "tumulti". «Nel 1799 la restaurazione la fu possibile perché i Borboni alla fine furono aiutati dal popolo - ricorda il presidente dell'Oua - io andrò a parlare con il ministro. E spero anche nell'approvazione della riforma dell'ordinamento forense, che sono certo arriverà al Senato». Alla fine gli avvocati lasciano la piazza stremati dal caldo: 28 gradi "percepiti" di più per effetto della toga nera. A stancarli, anche i cori contro la collega ministro per cui invocano la massima punizione: «Severino arriva la sanzione per te soltanto la radiazione».

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