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Questo articolo è stato pubblicato il 23 ottobre 2012 alle ore 06:40.

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La politica interviene, ma anche i vertici dello Stato. Scende in capo il presidente del Senato, Renato Schifani: «È una sentenza un pò strana e un po' imbarazzante. Chi sarà chiamato in futuro a coprire questi ruoli si tirerà indietro». Critiche alla pronuncia giudiziaria anche da Pier Ferdinando Casini (Udc) e Maurizio Sacconi (Pdl) mentre Pierluigi Bersani (Pd) afferma: «Le sentenze vanno sempre rispettate e la giustizia deve fare il suo corso».
La notizia della condanna in effetti fa il giro del mondo e risalta in tutti i principali siti web di informazione internazionale. Durissima la reazione della comunità scientifica: «Ciò che preoccupa sono le conseguenze che tale pronunciamento potrà avere: non vorrei passasse il messaggio che i terremoti si possono prevedere perchè ciò è impossibile - sottolinea il direttore dell'Istituto di geoingegneria del Cnr, Paolo Messina - in linea di principio, allora, bisognerebbe evacuare l'intera popolazione a ogni scossa?».
Ma a L'Aquila i commenti sono di segno opposto. Come dice Ilaria Carosi, sorella di una delle 309 vittime, «quello di oggi (ieri, n.d.r.) è solo un primo passo, ma mi sembra che le cose vadano nel verso giusto». Quando alle 17 in punto il giudice Billi ha letto la sentenza, in piazza Duomo, luogo simbolo della città martoriata, è scoppiato un applauso. «Volevamo questa sentenza per capire, ma il dramma non si cancella - ha detto ai suoi concittadini il sindaco Massimo Cialente - ora vogliamo giustizia anche per tutto quello che è successo dopo il 6 aprile».
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Commissione «Grandi rischi» nel mirino
IL SUMMIT
La riunione della discordia
una settimana prima del sisma
Era il 31 marzo 2009, esattamente una settimana prima della violenta scossa che provocò la distruzione de L'Aquila e la morte di 309 persone. Le conclusioni di quel vertice di esperti e scienziati sembrarono tranquillizzanti. Quello che accadde poi la notte del 6 aprile è tutt'altra – drammatica – storia. Decine i filoni di inchieste giudiziarie aperte con molti processi già avviati.
Ci sono volute trenta udienze per arrivare alla sentenza di ieri.
Nel corso del dibattimento l'accusa aveva chiesto per i sette imputati quattro anni di reclusione
LA TRAGEDIA
Quel 6 aprile del 2009
le vittime furono 309
Il 6 aprile 2009, alle ore 3.32 del mattino, un forte terremoto di magnitudo Richter pari a 5.8 ha colpito la città de L'Aquila e i suoi dintorni. La profondità stimata del terremoto fu di 8 km, caratteristica dei terremoti appenninici. Gli effetti del sisma sono stati particolarmente distruttivi in prossimità dell'epicentro, con numerosi morti e feriti, diverse decine di migliaia di sfollati e danni concentrati alla città di L'Aquila e dintorni. Il sisma fu avvertito distintamente anche a Roma e Napoli. Le vittime furono 309
TUTTI I NOMI
«Avvertimenti insufficienti»
è l'accusa dei magistrati
I sette componenti della Commissione "Grandi Rischi" in carica nel 2009 che fecero le valutazioni sullo sciame sismico all'Aquila, condannati a sei anni di reclusione, sono: Franco Barberi, Bernardo de Bernardinis, Enzo Boschi, Giulio Selvaggi, Gian Michele Calvi, Claudio Eva e Mauro Dolce, dichiarati colpevoli, per reato colposo, della morte di 29 persone e del ferimento di quattro. Ammonta a 7,8 milioni di euro il risarcimento disposto dal giudice Marco Billi nei confronti dei sette condannati
LE REAZIONI
Il mondo scientifico fa quadrato
contro la decisione dei giudici
Si è detto «avvilito, disperato» Enzo Boschi, ex presidente dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv). «Pensavo
di essere assolto - ha aggiunto - ancora non capisco di cosa sono accusato». «Mi ritengo innocente di fronte a Dio e agli uomini» ha aggiunto Bernardo De Bernardinis, ex vicecapo della Protezione civile e attuale presidente dell'Ispra.
Per Luciano Maiani, presidente della commissione Grandi
rischi «è la morte del servizio prestato dai professori e dai professionisti allo Stato»

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