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Questo articolo è stato pubblicato il 25 ottobre 2012 alle ore 15:31.

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Sono durate poco le votazioni di oggi al Senato, impegnato nel difficile varo della riforma delle diffamazione, dopo l'accordo raggiunto ieri in serata in seno alla maggioranza per restringere all'essenziale la portata delle nuove norme all'esame dell'Aula. Dopo una serie di interventi in dissenso dai principali gruppi su alcuni emendamenti chiave, l'esame del provvedimento è stato sospeso e rinviato a lunedì prossimo. Gli emendamenti in questione riguardavano proprio i punti chiave dell'accordo, tra cui l'abbassamento, rispetto al testo approvato dalla commissione, da 100mila a 50mila euro le pene pecuniarie massime per i giornalisti condannati.

Rinvio dopo interventi su riduzione delle sanzioni
Quando la tenuta dell'accordo è parsa a rischio, il capogruppo Pdl Maurizio Gasparri ha chiesto di rinviare tutto. Dagli interventi che avevano preceduto la sua richiesta, infatti, si era capito che gli emendamenti sulla riduzione delle multe sarebbero stati a rischio. Alla sua richiesta di rinvio si sono associati anche Anna Finocchiaro (Pd) e Francesco Rutelli. (Api). Poco prima era stata accolta dalla presidenza la richiesta di voto segreto sull'articolo 1 del provvedimento, quello che elimina il carcere tra le possibili pene per i giornalisti condannati per diffamazione e che introduce, tra l'altro, l'obbligo di rettifica.

Berselli (Pdl): «se salta l'intesa salta la legge»
«Se salta l'intesa raggiunta ieri in serata, salta tutta la legge», ha commentato il presidente della commissione Giustizia e relatore del ddl, Filippo Berselli (Pdl): «Il testo é a rischio per divisioni interne ai gruppi: qui non c'è solo una contrapposizione tra Pd e Pdl. Se l'accordo non viene mantenuto perché alcuni senatori decidono di votare diversamente, viene messo in discussione l'intero impianto della legge, che prevedeva il dimezzamento delle multe e la soppressione dell'articolo 3 sulla rimozione dei contenuti dai siti internet». «Se si rispetta l'intesa - ha concluso Berselli - lunedì riusciamo ad approvare il provvedimento. Ma é da vedere se l'intesa c'é ancora, io non lo so più».

Nessun limite alle richieste di risarcimenti intimidatorie
Nel bilancio della giornata, anche la bocciatura da parte dell'Aula di due emendamenti promossi da Felice Casson (Pd) per limitare la pratica delle richieste risarcitorie intimidatorie contro la stampa. Nelle norme proposte e bocciate, in caso di lite temeraria nella querela penale o di «mala fede o colpa grave» di chi agisce in sede civile nella richiesta di risarcimento, il giudice poteva stabilire un risarcimento a favore del giornalista che si è dimostrato non essere diffamatore. Il risarcimento che il giudice poteva assegnare al giornalista ingiustamente querelato sarebbe arrivato «fino a un decimo» della somma richiesta dal sedicente diffamato.

Cambi in corsa per rivalsa su fiondi editoria e rettifiche web
Con 119 voti a favore, 112 voti contrari e 9 astenuti, che al Senato valgono come "no", l'assemblea ha anche confermato, disattendendo l'accordo raggiunto dalla maggioranza, la norma del ddl che prevede, in caso di condanna, la restituzione dei contributi all'editoria eventualmente ricevuti dall'editore in misura pari alla multa, più la riparazione dei danni e il risarcimento danni. In caso di recidiva reiterata il giudice può anche disporre la restituzione pari all'ammontare annuo del contributo. Esteso poi dall'Aula il novero dei soggetti obbligati alle rettifiche anche se non si tratta di giornali ma di siti web. Nella formulazione del ddl sulla diffamazione licenziata dalla commissione Giustizia di palazzo Madama si parlava di «testate giornalistiche diffuse per via telematica». Ma l'approvazione dei un emendamento (primo firmatario il senatore del Pdl Franco Mugnai) ha cambiato la formulazione l'obbligo di rettifica si applica ora a tutti i «prodotti editoriali diffusi per via telematica, con periodicità regolare e contraddistinti da una testata».

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