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Questo articolo è stato pubblicato il 25 ottobre 2012 alle ore 08:09.

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ROMA
Il ministro della Giustizia, Paola Severino, non piange sul latte versato e si appresta a valorizzare la conciliazione facoltativa: la sola che, al momento, la Corte costituzionale ha lasciato in piedi. Anche se prende un po' le distanze da una bocciatura che riguarda una «delega prevista e introdotta dal precedente Governo».
«Non ho letto le motivazioni con cui la Consulta ha dichiarato illegittima l'obbligatorietà della media conciliazione - ha spiegato il ministro lasciando la Commissione giustizia della Camera - però posso sottolineare che la valutazione riguarda soltanto la parte della delega relativa alla mediazione obbligata».
Per questo il guardasigilli Paola Severino annuncia l'intenzione di mettersi a lavorare su quello che resta. «Con gli avvocati stavamo già ragionando sul tema della mediazione. Gli istituti funzionano nel tempo con la pratica - ha spiegato - e questo iniziava a funzionare. Rimane comunque la mediazione facoltativa, vuol dire che punteremo sugli incentivi, perché l'obiettivo è quello di formare la mentalità e la cultura attraverso il dialogo, come stiamo cercando di fare con le rappresentanze delle avvocature».
Ed è proprio l'avvocatura la prima a cantare vittoria per la decisione della Corte costutuzionale. «È una scelta che restituisce giustizia al sistema - si legge in una nota del Consiglio nazionale forense - va dato ampio riconoscimento ai colleghi che per primi hanno individuato la strada del ricorso in sede giudiziaria». Il Cnf sottolinea comunque anche il suo contributo, non solo nel sostenere le motivazioni del ricorso, con una memoria depositata presso la corte, ma anche nel dimostrare le "controindicazioni" dell'obbligo. Secondo il Cnf era chiaro fin dall'inizio che il passaggio obbligato costituiva un'ostacolo «per di più oneroso» nell'accesso alla giustizia. Una previsione anomala che forzava la natura di un istituto «che risulta tanto più efficace quanto basato sulla reale volontà delle parti». Il consiglio nazionale coglie l'occasione per ricordare che l'efficienza della giustizia è un obiettivo condiviso dall'avvocatura ma va raggiunto solo con soluzioni giuridiche che rispettino i diritti dei cittadini.
Senza appello il giudizio del segretario dell'Associazione nazionale forense, Ester Perifano, secondo la quale la Consulta «ha bocciato una legge già morta, perché contro i cittadini oltre che troppo costosa».
Cerca di vedere il bicchiere mezzo pieno il responsabile dell'Organismo mediazione civile e commerciale della Fondazione studi dei consulenti del lavoro, Alfio Catafano. «La bocciatura dell'obbligatorietà non toglie valore alla mediazione - spiega Catafano - che ha grande importanza come strumento deflattivo del contenzioso pendente. Bisogna promuovere la cultura della mediazione. Perché solo il fatto di aver tolto l'obbligatorietà non osta a che questo strumento si sviluppi tra gli interessati, puntiamo sempre più - conclude - sulla formazione dei mediatori e sulla promozione di questo strumento».
Cavalca la decisione della Consulta il Codacons che, attraverso il segretario nazionale Francesco Tanasi, annuncia una class action per tutti i cittadini che sono stati obbligati a fare ricorso all'istituto.
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LE FRASI
Gli incentivi del Guardasigilli «Rimane la mediazione facoltativa, vuol dire che punteremo sugli incentivi»
La soddisfazione del Cnf «Un passaggio obbligato che rendeva difficile l'accesso alla giustizia»
I consulenti del lavoro «L'assenza di obbligatorietà non impedisce uno sviluppo tra gli interessati»
L'iniziativa dei consumatori «Class action per i cittadini che hanno perso tempo e soldi»

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