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Questo articolo è stato pubblicato il 26 ottobre 2012 alle ore 15:48.

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Prima di dar fuoco alle polveri si attende il responso di Palermo. La vittoria o la sconfitta del candidato appoggiato dal Pdl per la presidenza della Regione siciliana segnerà inevitabilmente anche il destino di Angelino Alfano e delle primarie del Pdl. Il segretario al momento è indubbiamente il candidato più forte. L'eventuale sconfitta nella sua isola rappresenterebbe tuttavia un duro colpo all'immagine e certamente rinfocolerebbe tutti i risentimenti e le aspirazioni di quanti avrebbero preferito la permanenza del Cavaliere e/o lo spacchettamento del Pdl. Ma non è questo l'unico pericolo che corre Alfano. E forse neppure il maggiore.

L'appoggio dei big del partito, di tutti i big, anche di coloro che fino a ieri (e anche oggi) hanno manifestato posizioni opposte, ad esempio con riferimento all'attuale governo o al Monti bis, non è detto che giovi al segretario. Alfano rischia di diventare così il candidato dell'apparato, della nomenklatura, un po' come Bersani. Il Pd però ha Matteo Renzi, grazie al quale - nonostante la dura campagna elettorale con il segretario - le primarie dei democratici sono diventate una vera gara, che ha riportato interesse /(lo confermano tutti i sondaggi)in un elettorato stanco e deluso.
Per il Pdl replicare l'operazione non sarà facile. Qualcuno ipotizza che si potrebbe concordare anticipatamente un ticket con Giorgia Meloni, l'ex ministro di An, che oltre ad essere molto giovane e donna, può rappresentare anche l'area più radicale e antimontiana. Si vedrà. Per ora sappiamo che in corsa ci saranno Santanchè e Galan, con la probabile aggiunta di Alessandra Mussolini (ci sta pensando) e del formattatore Cattaneo.

L'obiettivo di "portare più gente del Pd a votare" non basta per resuscitare il Pdl. Non è sbandierando i numeri che si recupera credibilità. Due indicazioni Berlusconi le ha date: largo ai giovani e primarie aperte. E non solo per mancanza di esperienza e di tempo. Il primo passaggio è infatti stabilire se alla competizione parteciperanno solo esponenti del Pdl o saranno ammessi anche "esterni". Alfano è favorevole a far entrare aria nuova.

L'obiettivo del segretario sarebbe di trasformare le primarie del Pdl in primarie di coalizione coinvolgendo anzitutto i leader politici che fanno parte del Ppe e quindi, in primis, Pier Ferdinando Casini. Il leader dell'Udc al momento si tiene però le mani libere. E probabilmente altrettanto farà in seguito. Si dice che anche lui aspetti il voto siciliano. La sconfitta del candidato sostenuto da Udc e Pd consentirebbe infatti a leader centrista di rivedere le alleanze. Ma in realtà non è così.

Gli obiettivi di Casini e del Pdl confliggono. A che pro l'ex presidente della Camera dovrebbe offrire una boccata d'ossigeno al suo antico alleato, dando per scontata l'alleanza e magari partecipando alle primarie? Solo perché è uscito di scena Berlusconi? Non ci crede nessuno. Neppure chi lo propone. L'idea delle primarie di coalizione non si realizzerà. A meno che non si vogliano spacciare per tali l'eventuale candidatura di Storace (La Destra) o Rotondi (Nuova Dc). Semmai l'apertura agli esterni potrebbe riservare al Cavaliere una carta da giocarsi in extremis, invitando alla gara qualcuno\a rimasto defilato dai movimenti centristi e montezemoliani.

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