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Questo articolo è stato pubblicato il 26 ottobre 2012 alle ore 19:46.

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Se l'Italia spendesse bene i quasi sette miliardi di euro dell'Unione europea assegnati per politiche di genere, raggiungendo la quota di occupazione femminile dei paesi più avanzati, creerebbe fino a 2,7 milioni di posti di lavoro, soprattutto in autoimprenditorialità. E i consumi crescerebbero del 20 per cento.

Ma bisogna concentrare gli interventi al Sud, nelle famiglie monoreddito e su donne tra 25 e 45 anni. Lo sostiene una ricerca McKinsey, la società di consulenza strategica piu' prestigiosa al mondo, presentata al seminatorio internazionale della Fondazione Bellisario a Firenze.

«I fondi Ue citati possono e devono essere utilizzati meglio, anche per stimolare l'autoimprenditorialità - ha spiegato Roberta Marracino, responsabile comunicazione e ricerca area mediterranea di McKinsey - . Se l'Italia li impiegasse per allineare il tasso di occupazione femminile agli obiettivi di Lisbona (60%, dall'attuale 48%), i benefici sociali sarebbero eccezionali. L'obiettivo ambizioso sarebbe creare fino a 2,7 milioni di impieghi, anche proponendo servizi finora scarsi sul mercato del lavoro. Concentrando i tre quarti degli interventi sulle famiglie monoreddito (il 48% del totale), ci sarebbero 20 miliardi di nuovi consumi all'anno, 15 di nuovi risparmi e 52 miliardi di benefici diretti per i conti dello Stato (21 di maggiori imposte, 15 di maggiori contributi sociali e 16 di minori pensioni sociali)».

Sì, ma come fare a creare 2,7 milioni di posti di lavoro in un Paese che ne ha appena persi 900mila per la crisi? Puntando sulle nuove imprenditrici, microimprenditrici, artigiane, membri di cooperative. «Le donne che creano nuove aziende in italia sono il doppio degli uomini: il nostro Paese e' ai vertici europei sotto questo profilo. Bisogna aiutarle di piu' - ha detto a Firenze Lella Golfo, presidente della Fondazione Marisa Bellisario e parlamentare -. La priorità è il lavoro, ma anche un nuovo welfare piu' attento alla famiglia. Le donne salite ai vertici, anche grazie alla mia legge sulle quote rosa nei consigli di amministrazione (cda) delle societa' quotate e partecipate pubbliche, mandino ora a piano terra l'ascensore sociale, per aiutare le donne e promuoverne il lavoro e la carriera».

Di quote rosa si è parlato parecchio a Firenze nel corso del seminario "Donne, economia e potere 2012" (sostenuto anche dal Gruppo24Ore). Anche per un motivo di cronaca: è stato accolto con un'ovazione dai 250 partecipanti (anche tanti uomini in sala nello splendido Istituto degli innocenti) l'annuncio dell'approvazione da parte del Consiglio dei ministri del regolamento attuativo della legge sulle quote rosa nei cda delle controllate. Quindi, ha ora pienezza attuativa l'obbligo per le quotate e le controllate pubbliche di avere nei cda un quinto di donne al primo rinnovo e poi un terzo al secondo rinnovo, pena la decadenza del consiglio.

E le imprese si stanno gia' adeguando alla legge: sono gia'
266 le donne nei Cda e 169 nei collegi sindacali. «L'Italia e' balzata dal 6 al 10 per cento di donne nei cda e avanza rapidamente verso gli obiettivi di legge - ha detto Lella Golfo -. Il Governo, e il presidente Monti in particolare, ci ha fatto un bel regalo a svincolare finalmente l'atteso regolamento nei giorni del nostro convegno annuale (26-27 ottobre)».
Per una volta, l'Italia e' all'avanguardia in Europa, grazie alla legge Golfo-Mosca sulle quote di genere. Tanto che la vicepresidente della Commissione Ue, Viviane Reding, sta riscrivendo la analoga proposta di direttiva europea, appena bocciata nella sua prima versione, citando l'Italia come best practice europea. E promettendo il varo della direttiva Ue entro l'anno.

Ma non di sole donne nei cda o al lavoro si vive. La carenza di donne in politica e ai vertici del Paese e' ancora imbarazzante, per un Paese avanzato come l'Italia. Una ricerca Euromedia Research presentata a Firenze ha dimostrato che le donne sono interessate alla politica, eppure non vanno a votare piu' degli uomini (il 21,2% contro il 17,7% maschile): sono disilluse? "Eppure, il 43% afferma che le prossime elezioni saranno fondamentali per il futuro dell'Italia - afferma Alessandra Ghisleri, ad di Euromedia Research -. Ma il 42% pensa che sia meglio avere un governo tecnico. Quindi, le donne italiane sono spaventate e preoccupate per il quadro politico ed economico".

Ne consegue che l'astensionismo alle prossime elezioni e' un rischio piu' alto fra le donne che fra gli uomini. "Invece le donne farebbero bene a votare altre donne - ha concluso Ghisleri - e a pretendere misure che aiutino di piu' le famiglie".

Il convegno di Firenze e' arricchito dalla passerella dei talenti femminili, modelle di leadership: sotto lo sguardo dell'ospite d'onore Segolene Royal, l'Italia schiera top manager e imprenditrici di talento come Joyce Bigio (Fiat Chrysler), Luisa Todini (Rai), Patrizia Grieco (Olivetti), Carla Braccialini (Braccialini), Giannola Nonino (Nonino), Donatella Treu (Gruppo24Ore), Giovanna Ferragamo (Ferragamo) e altre 70 donne d'eccezione.

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