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Questo articolo è stato pubblicato il 29 ottobre 2012 alle ore 20:09.

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«La vittoria di Rosario Crocetta rappresenta un'opportunità di cambiamento importante, nel caos del quadro politico siciliano». Lo dice il vice coordinatore di Fli, Fabio Granata. «Il mio sostegno e quello di tanti dirigenti e candidati di Fli può diventare la base di una collaborazione ad un progetto di innovazione e legalità - dice - e, insieme all'Udc e agli autonomisti rappresentare un'area politica molto ampia sulla quale costruire la lista per l'Italia e una alleanza con il Pd che da siciliana può diventare nazionale e vincente». In Sicilia, dunque, il Pd può contare sul sostegno del Fli e degli autonomisti, oltre che dell'Udc.

E a confermare l'importanza del voto siciliano come «laboratorio» della scena politica nazionale, anche le riflessioni in atto in queste ore all'interno dei diversi schieramenti. Secondo il leader del Pd,Pier Luigi Bersan, quello emerso dalle urne in Sicilia è «Un risultato storico». Bersani non ha lesinato sugli aggettivi per commentare la vittoria di Rosario Crocetta in Sicilia. E così tutti i maggiorenti del Pd. Ma certo per il Partito democratico non è un risultato senza ombre: pesano il successo di Beppe Grillo, l'astensionismo e le incognite sulle alleanze.

In Sicilia i democratici hanno vinto con l'Udc mentre Sel, che aveva scelto di correre con l'Idv, è uscita ammaccata.
Così, hanno ripreso vigore nel Pd sia i fautori dell'alleanza con Pier Ferdinando Casini sia i montiani a oltranza. Tanto che Beppe Fioroni si è spinto a chiedere addirittura al segretario di invitare Mario Monti a mettersi alla guida di un fronte moderato con cui fare asse.
E dall'Udc, finora prudente, è arrivato il via libera. «La Sicilia ha sempre anticipato le scelte della politica nazionale e anche in questo caso ci ha detto che l'unica risposta all'antipolitica è il rapporto tra progressisti e moderati che mette al bando populismi ed estremismi», ha scandito Casini.

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