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Questo articolo è stato pubblicato il 29 ottobre 2012 alle ore 06:39.
C'è la società di servizi che ha bisogno disperato di nuovi clienti dopo la scadenza del contratto con la base Nato di Sigonella. O l'albergo di Palermo, che necessita di un ampio restyling per non soccombere. O ancora l'azienda agricola senese, troppo grande per un acquirente singolo ma valorizzabile scorporando alcune attività.
Sono alcuni dei 14 progetti realizzati dai manager formati grazie all'iniziativa di Assolombarda per fornire un contributo concreto alla lotta contro la criminalità organizzata, dossier che oggi verranno presentati al ministero dell'Interno in un convegno organizzato a Milano nella sede dell'Associazione territoriale di Confindustria. L'iniziativa, promossa da Assolombarda con Aldai, Fondirigenti e realizzata con la collaborazione di Fondazione Istud, Luiss business school e Sda Bocconi, è rivolta all'Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati, ente nato nel 2010 per garantire il migliore utilizzo possibile dei beni sottratti alla mafia.
Patrimonio ingente quello legato alla criminalità e ora a disposizione dell'Agenzia, rappresentato al momento da ben 10.774 immobili e 1.636 aziende in tutta Italia.
Asset da non disperdere ma che per continuare a garantire posti di lavoro e ricchezza devono essere gestiti in modo efficace. Così, a fine 2011, Assolombarda e gli altri enti coinvolti hanno siglato con l'Agenzia un protocollo teso a inserire competenze manageriali nella gestione. Nel 2012 è stato così avviato un programma di formazione per una sessantina di manager, attività portata a termine con successo. «Oggi presenteremo al ministero dell'Interno e all'Agenzia la "white list" dei dirigenti – spiega Marella Caramazza, project manager della fondazione Istud –, 62 professionisti a disposizione delle autorità per il miglioramento delle gestioni aziendali: quando si verifica un fallimento, infatti, il messaggio che si manda è catastrofico». L'utilizzo possibile prevede una sorta di affiancamento dei manager all'amministrazione giudiziaria, in modo da valorizzare al massimo l'attività prima di decidere se liquidare, vendere o affittare l'azienda. Problema ben presente alla stessa Agenzia, che nell'ultima relazione annuale evidenzia come sia «spesso molto difficile garantire la continuità industriale ed economica di queste imprese che rischiano di fallire e chiudere, causando perdita di manodopera, tensioni sociali e, in ultima analisi, un clima non idoneo al contrasto socio-economico della criminalità organizzata».
«Il danno maggiore per la mafia – spiega Antonio Calabrò, consigliere incaricato di Assolombarda per la legalità e la cultura d'impresa – è dimostrare che le aziende funzionano meglio senza la criminalità, che le ricchezze sottratte finiscono in buone mani. La sola amministrazione giudiziaria però spesso non basta per sviluppare il mercato, trovare nuovi clienti, rinegoziare i debiti, ridefinire la strategia. Ecco perché crediamo molto in questa iniziativa, consapevoli del fatto che in assenza di interventi anche il sistema industriale lombardo rischia di essere travolto dalle infiltrazioni criminali».
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I NUMERI
1.636
Aziende confiscate
L'Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati dispone di un "carnet" di 1.636 aziende sottratte alla criminalità
37,5%
Sicilia prima regione
Oltre un terzo delle aziende coinvolte si trova in Sicilia. Seguono la Campania con 330 aziende e la Lombardia con 211
62
Manager formati
L'iniziativa di Assolombarda
mette a disposizione 62 manager per gestire le aziende sottratte alle cosche