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"Comunque, voglio dirle una cosa: io, a Rio, ci sarò. Sì, certo, me lo dovrò guadagnare, ma ci sarò. E se ci vado, non è per vedere la spiaggia. Sa come si dice nel nostro ambiente: dal secondo posto in giù è come le balle dei cardinali: non servono a niente, o almeno dovrebbe essere così". In un'intervista al mensile GQ, Alex Zanardi prenota un posto ai Giochi paralimpici 2016 dopo avere sbancato Londra 2012 nell'handbike: "Io tiro come una bestia", assicura il 46enne bolognese che nel corso dell'intervista torna sul tragico incidente del 15 ottobre 2011 sulla pista di Lausitz, in Germania, in seguito al quale perse entrambe le gambe: "Devo aver realizzato qualcosa solo quando, a un certo punto, ho guardato davanti - racconta -. Non c’era più la macchina e nemmeno le mie gambe".

Da quel giorno, dopo un ricovero durato sei settimane e quindici interventi chirurgici, per Zanardi è iniziata una seconda vita: "Non sono Superman e nemmeno Padre Pio. Ho patito l’inferno nei centri di riabilitazione, ho visto molti altri patirlo. Persone che si arrendono sfinite dal dolore, dalla disperazione. Ma le cose possono essere fatte. L’importante è desiderare. E io ho desiderato tanto. Sono drogato di sport, di sfide. Anche se c’è da aprire un barattolo che non si apre: per me diventa subito un braccio di ferro col coperchio".

Rispetto alla prima vita, è cambiato il mondo: "Quando correvo fino ai 400 all’ora sulle piste di tutto il mondo, ero io da solo - conclude Zanardi -. Adesso, su quell’handbike, c’è mezza Italia che spinge con me. Sento che la gente mi vuole bene. Ma, in fondo, non ho fatto niente di speciale. Ho preso la bicicletta. E ho pedalato".

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